mercoledì 29 febbraio 2012

Sogno di una notte di fine estate

Del 14 agosto per la precisione. Mi trovo in centro, e per chi conosce Genova, sto girando dalle parti del Museo del Mare. E' mattino presto, dopo piena nottata di gozzoviglia, e sto girando disperato che non riesco più a trovare il motorino, non ricordo dove ho parcheggiato e mi tocca passare per retrovie poco raccomandabili della zona portuale. Salgo una scala di cemento incrostata di piscio e sacchetti di spazzatura e ci trovo, accasciato, un tizio che conosco. Fabio *****, del mio quartiere, anzi, della mia via, coetaneo o giù di lì, forse un anno in meno.

E Fabio era messo veramente male. Esausto, zoppicante e insanguinato ovunque, perfino sulle scarpe. Penso: "o è stato malmenato da un pusher, o sono siringhe usate male". Mi vede, e per un istante esita a capire. Poi mi riconosce, e negli occhi, in un lampo, gli leggo "Portami via di qui. Portami a casa, tu sai dov'è, ti prego". Esattamente come gli leggo che, vuoi per orgoglio, vuoi perchè non c'è mai stata confidenza, per quanto disperatamente possa aver bisogno non mi chiederebbe mai nulla. Così mi sforzo e ingoio la diffidenza (che per noi genovesi, si sa, è dura) e gli chiedo cosa gli sia successo, "ti serve aiuto, stai bene? Vuoi che ti porti a casa?". Fa solo uno stanchissimo cenno di assenso ma pieno di riconoscenza e mi porge la mano per tirarsi su (si, proprio come nei film allo sciroppo di glucosio). E come da copione, la fortuna vuole che avessi il secondo casco nel sottosella.

Trovo il motorino e comincia il viaggio della disperazione. Una successione infinita di insidie come solo nei sogni può succedere (perdo il cellulare, non riesco ad aprire il sottosella, il motorino non si mette in moto). La traversata è faticosissima, l'asfalto pieno di buche e rattoppi (questa, cosa piuttosto aderente alla realtà) e cerco di non pensare alla mia quasi certezza che possa essere sieropositivo mentre mi stringe, insanguinato, nelle curve.

Lui era il mio dio. Tipico bulletto di quartiere (e non parlo di un quartiere qualsiasi, diciamo il quartiere per eccellenza dell'edilizia popolare). Terribilmenteficoeforte, il centro gravitazionale dei truzzetti del circondario, anche se sempre gentile nonostante mi abbia sempre snobbato per ovvi motivi. Forse la cosa che più mi attizzava di lui era questa capacità di essere genuinamente uno stramaledetto tamarro restando una persona civile.

Lo lascio nella mia via, due discorsi su dove abiti tu, dove abito io, ci vediamo si si.
Quel che poi è accade è che tutto torna più o meno alla normalità, e io con essa ai miei giri finocchi - posti, amici, chat.

Nel frattempo, con tutto il distacco e la gradualità del caso (e che Genova impone) il saluto si fa più sincero, quando ci si incontra si scambiano due parole e ci si intrattiene pure un po' (che lusso), a volte ci scappa anche la serata da quartiere appollaiati tra i palazzi a far niente e parlare di niente, quei comizi che tanto ho sognato e invidiato nella mia infanzia. Insomma, iniziamo a frequentarci. Devo averla fatta grossa a recuperarlo quella volta, e ne sono contento. Infinite serate da soli a parlare di musica, amici in comune e un milione di fumate insieme, a pieni polmoni di quella nebbia tra onirico e psicotropo. Semplicemente stupefacente.

Non gli ho mai chiesto cosa fosse successo quella notte, avvertivo che fosse una sorta di tabù e tale è rimasto. Infondo non mi interessava granché e non avevo la minima intenzione di rompere un simile inaspettato equilibrio. Porta ancora addosso i segni di quella nottata: è sbattuto, graffi ed ematomi un po' ovunque e zoppica. Però si percepisce il miglioramento in corso.

Un sabato sera al Virgo, però (credo, il sogno sfuma ogni contorno) ci ritrovo Lui. Perfettamente a suo agio, con una manciata di conoscenti (insignificanti rispetto alle sue amicizie di quartiere - cosa che non mi sorprende affatto). Ci incontriamo guardandoci un po' disorientati. Cenno di saluto distratto e imbarazzato, poi inevitabilmente si attacca bottone, e s'accavallano momenti di gelo un po' impacciato tipico da "sono stato beccato" e piano piano, dialoghi con la solita e splendida luce negli occhi di quelle serate in camera a fumare. Sorpresa e confusione sono un vortice, odori che si mescolano, caldo e freddo, scazzo e rivelazione.

La serata è solo un lampo, e la settimana ricomincia. Ci vuole un po' per assorbire il colpo, i giorni successivi vedono una brusca battuta d'arresto del nostro assurdo, perverso idillio.

Ma una sera poco dopo il tramonto, come tra amichetti dodicenni, si ferma sotto la mia finestra a scrutare se ci sono, aspettandomi. Appena lo vedo apro e mi affaccio, è sorridente, alienato e con un misto di rassegnazione e eccitazione negli occhi. Qualcosa è scattato, come fosse impazzito, come se avesse rivisto tutto in un film - quegli anni trascorsi abitando a pochi metri crescendo insieme ma socialmente inscatolati e separati, le potenzialità anziché i rischi, come se fosse qualcosa di troppo, troppo bello per essere vero. O forse semplicemente mi ha visto con occhi diversi. Le carte questa volta si scoprono e la corte che mi fa è sfrenata, arresa, incomprensibile.

Cedo.


Mi sono trascinato addosso sto sogno per tutto il giorno crogiolandomici dentro come la coperta calda quando suona la sveglia ma no, non ti vuoi proprio alzare.

Fabio, esisti?

mercoledì 22 febbraio 2012

My name is Luka

Luca ha un paio d'anni in meno di me, per quanto gliene abbia dati sei secchi in più quando l'ho conosciuto (con suo sommo stupore da diva affranta) e sono poche le persone che hanno la sua fortuna sfacciata. La sua capacità di apparire manifestatamente gay ma di non essere fastidioso per l'eros-eteros. Indubbiamente effemminato ma per niente viscido - tratti del viso spigolosi e particolari, pelle chiara ma molto mediterraneo. Estroverso fino a non capire più dove ti sta portando ma mai invadente - capelli ricci neri e incurati, abbigliamento spartano ("Oh stasera ho la tuta non portarmi in giro per bar che mi ridono dietro").

Luca per mantenersi l'università fa l'animatore e balla/canta/coreografa in un gruppo teatrale e Dio solo sa un gruppo teatrale che miniera di fricchettofinocchi sia, specie se fanno musical, e puntualmente mi racconta del suo collega di turno quello etero che fa lo scemo con lui. "Un bel tipo eh! Però è scemo... E' da un po' di settimane che scherza scherza, viene e mi tocca il pacco". E poi gliel'ha toccato anche lui, perchè alla fine si è incazzato (eh!). "Oltretutto sembra avercelo bello grosso, cazzo!"

Per me resta uno dei misteri più cruciali da dissolvere. Sono 'cresciuto' nutrendo un malcelato astio verso questo genere di personalità, devo ammetterlo, ma lui ha cambiato di molto il mio punto di vista. Innanzitutto perchè lui è lui ed è un mio amico, e poi perchè anche lui è cambiato da quando ci siamo conosciuti. Diciamo che ho visto la sua metamorfosi, ho ancora ben in mente il ragazzetto spaccone di quattro anni fa, che con molti meno scrupoli si era fatto avanti da vero siciliano quale è. Ora la vita è più dura per tutti e la maturità bussa forte. Comunque la metamorfosi dev'essersi arrestata proprio al punto giusto.

Luca e il suo collega andranno in Spagna insieme tra un mesetto. Quello gli ha già detto:
"Oh Luca ma ci faremo la doccia insieme?" - "Si, e io ti tocco"
"Seee, guardi semmai" - "No no tocco"

"Oh, io quello li me lo voglio inculare, cazzo"

Beata incontentabilità. Io non avrei aspettato nemmeno la seconda palpatina per inginocchiarmi, e forse è proprio questo che fa di me un intoccabile. Dev'essere quella scintilla nello sguardo quando negli spogliatoi quello davanti a me si sta infilando gli slip, le immediate e incontrollabili piccole reazioni che ho, i muscoli del viso, la pupilla che si spalanca, l'impacciataggine che mi prende e che sembra urlare "E PORCA TROIA" al posto mio. Forse questo non funziona.

Oddio, gli etero vanitosi ci sono eccome e sono sempre di più - a volte addirittura preferiscono pavoneggiarsi coi gay che con le ragazze  - siamo come un porto sicuro, una specie di tester. Lo specchio-specchio-delle-mie-brame dal feedback istantaneo (e tu, scemo, che ti chiedi se vogliano qualcosa da te). Ma se vedono troppa risolutezza, il risucchio dello sguardo ammiratore, si sentono in territorio nemico, non sono più sicuri ad esporre la merce. Molto meglio lo sguardo sporadico e timido, esitante e colpevole. Ma l'asso nella manica di Luca, mi è parso di capire, è la tattica del rifiuto. Incredibile ed impossibile per me da applicare, ma almeno altre 3 volte mi ha parlato di qualche bisex strafico che voleva baciarlo. In giro tra amici mezzi sbronzi, scherza che ti rischerza...
"bla bla bla Luca sei gay bla bla bla io non avrei problemi a baciare un maschio sai?"
"Seee ma figurati non dire cazzate"
"No no davvero! scommetti? dai baciamoci"
"Ma va! ...no guarda lascia stare".

Forse è lì il trucco. "Oh si io sono gay ma mica ti vengo dietro sai?"

La cosa più ovvia che un etero (o presunto tale, specialmente) si aspetta da un gay è che si squagli letteralmente davanti, specialmente in quello splendido humus triviale dei truzzi sub-sub-piccoloborghesi. Magari è proprio il mancato interessamento che fa scattare la molla, quasi una competizione. "Com'è possibile che sto finocchio non mi sbavi? Non sono maschio-truzzo-fico abbastanza? Oh vedrai se non me lo faccio".

Se penso che un annetto fa gli avevo anche prestato la guida perfetta, come conquistare un etero e vivere felici, perchè un tizio etero (che strano!) del musical gli sembrava ci stesse provando (eeeeeeh) e doveva trovare assolutamente il modo di combinare.

Lo riaccompagno a casa dopo aver fatto un giro sulle alture e ci fumiamo l'ultima sigaretta in macchina dal suo portone. La mano si agita furtiva almeno tre o quattro volte per riaggiustarsi il fringuello dentro la tuta preannunciata già dal messaggino a inizio serata. Non ci posso credere. Per una volta cerco di non pensar male e guardo fuori dal finestrino con molto coinvolgimento, questo quartiere anonimo è davvero interessantissimo.

"Notte Lu! Ci sentiamo presto" "Notte grazie smack smack"

Rifiutare baci bisex da un tipo fico. Mmmh. Impara l'arte vah

giovedì 16 febbraio 2012

Ciao. Ti stavo aspettando

Come sono nato anch'io un tiepido giovedì di metà anni 80 (nel pomeriggio, senza fretta), da tempo immemorabile dovevo girare la chiave, far partire questo assurdo castrato rabbioso motore ingolfato. Per cui, se dev'esser oggi, che oggi sia. Dieci anni fa esatti bazzicavo nel G5, ironia della sorte.

Ho 'soltanto' 26 anni, di cui gli ultimi 13 passati letteralmente a rosolare, o per rimanere in tema alluvioni (esser nato a Genova non aiuta, in diversi frangenti) di subire la piena del Fiume Potente e Oscuro senza nemmeno un canaletto di sfogo (le seghe valgono, ma non sempre. Per quanto tutt'altro che prive di spiritualità, gli argomenti restan sempre gli stessi: piacevolissimi ma limitati).

Maligna, sciagurata sorte ha voluto ch'io m'imbattessi nell'Anonimo lombardo & il suo Fine Occhio sul Mondo. Sciagurata non certo per scarso apprezzamento: per l'esatto opposto. Vi garantisco - se non v'è già capitato - che quando brucia dentro un'idea, qualcosa che scuote il TossicoTorpore, e ve la trovate già realizzata in modo sublime... Beh, fa male. Ma per fortuna in quest'ambito copiare è quasi impossibile, nonchè privo di senso.

E poi via, forse non è così tragica. A differenza dell'A.L. sono ben lontano dall'aver capito chi sono. Cosa mi piace si, cosa detesto non saprei, la vita serba sempre sorprese. E soprattutto, anzichè riuscire a leggere attraverso gli occhi degl'uomini tutta la loro vita e desideri in proiezione lineare, per me gran parte del retromaschio rimane un enorme mistero. La connessione che cerco con essi è di natura molto meno spirituale - e resta proprio quel nodo da sciogliere, come funziona il retromaschio, per poter trasformare un gioco di sguardi in qualche schizzo denso. Inoltre, altro che Lombardia: questo, credetemi, è un posto avulso dalla realtà. Una città in preda a una psicosi, il meccanismo sociale dagli ingranaggi più arrugginiti e goffi (e perversi) in cui mi sia mai attorcigliato.

L'abisso delle differenze tra un individuo ed un altro è davvero insondabile. Eppure tra esseri umani il 99% (n-o-v-a-n-t-a-n-o-v-e-p-e-r-c-e-n-t-o) del dna è lo stesso. E il 98% lo condividiamo con i maiali (e questo spiega altre cose, ci arriveremo). Mi giustifico così.

A proposito di maiali, come credo sia di rito faccio il mio disclaimer: potrebbero esserci parti porche. Anzi, son qui apposta: plebeo, licenzioso, prosaico, triviale, sporco, osceno, inverecondo, lascivo, universale, laido - si può fare.
Mi pongo solo di non scadere nello squallido, pacchiano, grossolano, spregevole, basso, banale, mediocre, misero, schifoso. 'Volgare' ha così tanti significati che fa presto a sfuggire di mano.

Mi dolgo per i deboli di stomaco e per i ricchi di spirito che si scandalizzano delle cose del mondo.

Vostro,
Cribol.