mercoledì 28 agosto 2013

Sogno di una notte di mezza estate, II

Sto camminando per strada nel centro di Roma (vai a sapere perchè) in pausa pranzo, cerco qualcuno dei miei amici per mangiare insieme. Giornata soleggiata e caotica ma sono preso bene, mi faccio raggiungere da Christian, fratello minore di un tizio del mio quartiere, che nel frattempo è proprio cresciuto, quasi troppo, maschio in piena poco oltre i 20anni, faccia segnata e denti un po' da marcione ma dannatamente, terribilmente sessuale. Barba mezza incolta e abbigliamento sgualcito.

Mi saluta su di giri come al solito ma a sto giro anche lui è preso benissimo, camminiamo per via dei Fori Imperiali e intanto messaggio con Jonathan, amico di vecchia data di entrambi ma più introverso. "Guarda, aah questa èrrRoma!" mi dice esaltato indicandomi le macchine che sfrecciano, la gente che passa parla e ride, gli alberi e il sole, mi mette un braccio attorno alla spalla e cammina strettissimo a me quasi facendomi barcollare. Mi stringe, mi tocca e ride, sa che sono gay e per lui è uno spasso, barcolliamo sempre di più scherzando come due scemi, mi abbraccia mi lecca il collo ridendo poi la guancia, comincia a baciarmi forte sulla faccia divertendosi come un pazzo. Gli faccio resistenza ma fisicamente è quasi impossibile, comincio a urlargli "Piantala Chri guarda che cel'ho barzotto" ma niente da fare, è inarrestabile.

Come due ubriachi entriamo e arriviamo nella stanza dove c'è Jonathan, che ci aspettava seduto a una specie di vecchio scribacchino di legno scuro tipo tavolo da studio da vecchia biblioteca  - bofonchia qualcosa tipo "Oh finalmente ce l'avete fatta" sguardo stralunato e di sufficienza mezza scherzosa. Io non so come, con un pennello da verniciatore in mano, parlo di dove potremmo andare a mangiare e comincio a spolverargli la scrivania tirando via un dito di sporcizia e sabbietta, ma manco un istante e ci si siede sopra Christian a gambe aperte, senza pantaloni, con un paio di slip di cotone grigio chiaro consunti e castigatissimi che fasciano un cazzo che sta esplodendo, con le palle mezze fuori dell'elastico ai lati - qualcosa di assurdo, uno spettacolo da mani nei capelli. Io sgrano gli occhi, sempre mezzo in botta dalla ridarella, e dico a Jonathan "Ecco vedi? Vedi? Quessssto si... " allungo le mani sempre spennellando la scrivania in mezzo alle gambe di Christian avvicinandomi a quel popò di bendiddio, mentre Christian aspettava divertito e con la faccia in estasi -

Jonathan si alza di scatto e sbotta urlando "EDDAI! ENNO'! RAGAZZI, NO!"

 Mi sveglio.

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