venerdì 1 maggio 2020

Tanti auguri, Grindr


Ciao a tutt*.

Si, mancavo da molto e devo chiedervi perdono, ma nel frattempo una storia molto importante è finita: sono morto e impazzito, mi sono scorticato togliendomi tutti i pruriti possibili, e mi sono fidanzato di nuovo. E' stata ancora più viscerale, ed è finita anche peggio della precedente: mi sto di nuovo scorticando.

Tornare nel tritacarne giallo è sempre un'esperienza totalizzante, credo non sia neutrale per nessuno, ecco perché sempre più persone lo evitano come la peste perché ne hanno paura, disgusto, ansia o semplicemente non sono affatto capaci di gestirlo (e gestire loro stessi). Ci avete pensato al fatto che Grindr ha appena compiuto 10 anni? A che evoluzione ha avuto il finocchioworld? Guardando indietro è impressionante come sia cambiato lo stile con cui il gay medio si è approcciato al simile. Un inizio ubriacante dalla novità, quasi incredulo ed entusiasta, che ha connesso una quantità di persone impensabile. Poi è partita la sbronza opportunista pesante, quella in cui l'intero vicinato si è trasformato in un supermercato del sesso senza pietà. Ora, nel dopo-sbornia, va di moda la Redenzione… il profilo politically correct e la ricerca di qualcosa di più infondo alla bottiglia (me ne sono accorto nei momenti in cui avevo solo voglia di farmi una sana scopata). Questo può farci onore, e al contempo essere estremamente pericoloso.

In alcuni giorni è stato incredibile... una tale misticanza di ragazzi di una bontà (fisica) e di un’umanità incredibile, altri invece una tale bruttura, volgarità, nevrosi e disconnessione cerebrale (e umana) che mi ha decisamente confuso le idee sul Prossimo, come consultare un indice interattivo del DSM.

Quindi non ho resistito, dovevo raccogliere le idee: voglio capire il perché. Voglio che le persone pensino. Voglio che qualcuno si ritrovi qui e si capisca. So che è una goccia nel mare, ma da qualche parte si deve cominciare. 

Ciò che son riuscito a mettere insieme, ora, è il mio schema della galassia dei tipi di profilo che ho trovato. Solo macro-aree di tipi, trasversali agli approcci e alla tipologia (giovane, vecchio, a/p, timido/estroverso, aggressivo ecc), ma è un passo di partenza. 

Se vi vengono in mente altre definizioni che mi sono sfuggite, feel free to write down below.


1 Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight)

Non siate timidi, su le mani. È capitato a tutti. Si, è imbarazzante. Si, tira fuori il peggio di noi. Io per primo ho iniziato ad utilizzare grindr post-storia per questo preciso ed unico scopo: l’ora è tarda, l’ormone schizza al soffitto, niente da fare se non attaccarsi a Netflix o Xtube, noia o frenesia sono all’apice. Il battito animale batte come non ce n’è, a.k.a. voglia brutale e compulsiva di incontro in tempi brevi, il più spiccio, concreto e porco possibile. Questo è il territorio dove nascono i mostri, il momento di buio della ragione in virtù degli istinti più bassi. Gli standard si abbassano vertiginosamente, la spregiudicatezza va alle stelle, ed eccoci qui: facciamo sparire la foto profilo (o riesumiamo il cellulare segreto della vergogna) e ci si trasforma nei celeberrimi POMPO_ORA, Sfondami93, Ingoio, DaSucchiare?, SchiavoLeccaPiedi, cercoXXL, ecc, ecc. 

Questo è il classico tipo che abbiamo in mente quando ci mettiamo il cappellino d’organza, aggiustiamo il foulard e da brave sciure inveiamo contro tutto Grindr e ci chiediamo dove andremo a finire ("Che schifo signora mia, è tutto un troiaio!").

Calma. Spegniamo per un attimo Radio Moralista e non prendiamoci a martellate nei coglioni. Non dobbiamo vergognarcene… fa parte della natura umana ed è a dir poco fisiologico. Questo è come un sogno che gli etero non si sono praticamente mai potuti permettere, se non a pagamento in tangenziale, oppure da pochissimo tempo tramite app (ma con modalità che, se già sono intricate tra uomo e uomo… potete immaginare tra uomo e donna?). Si può avere tranquillamente un bel periodo zoccoleggiante nel profondo, è un diritto costituzionale che occasionalmente rivendico con orgoglio, ma si può anche conservare la dignità (e soprattutto la salute).

Le cose importanti a cui prestare attenzione sono principalmente tre:

- OCCHIO a non sputtanarvi. È un attimo: mandi compulsivamente la foto in privato in preda alla disperazione ai profili vuoti vicini, e finisci per contattare un amico che ti legge con un nick come quelli sopra… è agghiacciante. Cercate di stringere un po’ le selezioni dei contatti con cui vi scrivete (lo so non è semplice, sia perché non abitiamo a New York, sia perché l’umore del momento è particolarmente lascivo). Non dico tanto sull’aspetto fisico ma sull’attendibilità del contatto (vedi anche: 2. Segaiolo).

- LA SALUTE, e le selezioni. Quando si è così tanto arrapati (magari pure a fine serata, con qualche bicchiere in corpo), altrettanto abbassiamo la guardia, finendo a fare cose che voi umani (eterosessuali) non potreste immaginarvi. Prede del ‘ndo cojo, cojo finiamo a copulare pure con elementi che rivisti alla luce del sole (o dopo il coito) probabilmente allontaneremmo con lo spray al peperoncino, o peggio, sbiancheremmo per l'aspetto estremamente poco salubre che hanno ed i rischi che abbiamo corso nei contatti organici. Okay lasciarsi andare, ma occhio a non perdere completamente le redini: il giorno dopo esiste, e non sarà bello il flashback al risveglio.

- EDUCAZIONE, non ingoiamo anche quella e ricordiamoci che non siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda d'ormone. Bisogna approcciare con rispetto. Invadere di foto porche un tipo che ci piace, pretendere di incontrarlo per botta e via e magari insultarlo perché non è interessato (o cmq non cerca sex-qui-ora-con-te) è uno dei timbri-clichè più disgustosi che ci ritroviamo addosso, e se continuiamo a reiterarlo senza sosta non ce ne libereremo mai. Per contro, quando invece siamo dall’altra parte della barricata e non siamo in mood sesso (o abbiamo il cappellino moralista di cui sopra) e ci stiamo interfacciando con un Gimme gimme gimme, ricordiamoci che almeno una o più volte lo siamo stati anche noi… quindi sfancularlo, denigrarlo o insultarlo a nostra volta non ha senso. We’ve all been down that road, honey child
https://gph.is/2pgwprM




2 Il Segaiolo

Personalmente, la categoria che ritengo peggiore in assoluto. Persone estremamente tristi e svilite, poco umane e prive di empatia, quando prendono in mano Grindr il loro contributo per chi ha la sventura di averci a che fare è pari a quello di una zecca. Sarebbe bello poter far capire loro il danno che procurano al prossimo, ma non ho molte aspettative sulla loro volontà di redimersi (o la loro percezione che esista qualcosa al di fuori di loro stessi). La cosa più lorda e imperdonabile è il quantitativo di tempo ed energie che fanno sprecare e il nervoso che procurano.

Il segaiolo ha diversi gradi di bastardezza:

- Quello light è semplicemente l’arrapato che va a pesca di foto porche, bendisposto a riceverne e solerte nel mandarle (spesso vere anche se non è un adone, a volte anche non richieste). Non si fa nessun tipo di domanda su con chi stia interloquendo purchè “la mercanzia” che vede lo ecciti e l’altro gli dia corda, un po’ come aprire Xtube ma col bonus che sono foto vere di persone attorno a lui e non pornodivi remoti o amatoriali. Non parla di incontri, zone, ruoli, ecc. (anzi, lo distraggono dalla pugnetta che si sta facendo). Triste, ma il danno è minimo.

- Il Medium-Brew, invece, è quello che ti contatta abbastanza interessato, interagisce efficacemente e ci si scambia foto hot, si parla molto di cosa piace fare, parte un sexting abbastanza affiatato e proteso alla possibilità di incontrarsi e fare cose… salvo poi veder volare le balle di fieno quando chiedi dati pragmatici (“Allora, tu quando potresti? Dove ci si può vedere? Puoi ospitare, ti sposti? Che ne dici di domani sera?”). Sfuggente come il vento, persiste sull’argomento hot per arrivare a svuotarsi, poi ti liquida con una scusa. Queste persone sono tossiche… perché mediamente vi attraggono molto sessualmente (sennò non avreste portato avanti questo dialogo) e sono troppo codardi da ammettere che non vi incontreranno mai e ma vogliono solo un “amico di sega”. In più, voi gli piacete anche, quindi continueranno ciclicamente a scrivervi la sera quando ce l’hanno duro facendo ripartire il disco… e voi spererete ogni volta che finalmente arriverà il momento di concludere.

- Il BASTARDO MAGNUM one-shot, invece, è altamente sofisticato nella recita (e 99 su 100 anche nell’accurata ed organica falsità delle foto). È quello che ti intercetta perché lo arrapi e si sta facendo un segone a tre mani, non ha la minima intenzione di incontrarti (e fin qui, come sopra) ma non si accontenta però del sexting: vuole la manipolazione, la finzione vera, che tu ti stia strappando le vesti sperando di farci realmente sesso e millanta la voglia di incontrarsi immediatamente, in tale posto, a tale ora, dettagliatissimo nei particolari… Si nutre della tua voglia di incontrarlo seriamente. “Vengo in macchina? Ospiti? Vengo li vieni qui ti piego ti prendo ti monto ti smonto - OK! Allora parto ci vediamo li? Si ok! A dopo!!”. Voli a lavarti e vestirti con le farfalle nello stomaco, ti scapicolli in strada pronto a partire. Ultimo sguardo a grindr: *bloccato* (è venuto). Queste persone meritano atroci sofferenze e sono come i topi di fogna: fuori dalle grandi città non possono sopravvivere, perché laddove la “disponibilità” è poca e tra gay ci si conosce tutti per nome e cognome, zii, cugini e nipoti, questi hanno ben poche prede su cui fare i parassiti e le esauriscono in fretta.

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3 Il Romantico (cerco qlk cn cui condividere i bei momenti dll vita – NO SEX)

Vi chiedo già perdono se risulterò borioso, magari aprirò l’angolo della psicologia da quattro soldi, ma scendere negli inferi della sub-emotività codipendente mi ha generosamente avvelenato in questo proposito. Questa, ahimè, è la categoria-contenitore del disagio per eccellenza, ma essendoci caduto dentro a mia volta, non posso che dirvi di non abbassare mai la guardia: se ne può uscire. Andiamo con ordine.

Il Romantico, che magari fisicamente non sembra male, ti scrive educato, posato… eppure ha qualcosa che non ti convince. Gli rispondi e fate due parole, ma qualcosa non va, avverti angoscia. Dopo un po’ con una qualsiasi scusa gli dici che devi andare perché hai da fare e vi risentirete dopo, lui ti prende in parola e saluti. Poco dopo ti rivede online, ti scrive: se resti online e non gli rispondi, parte il fuoco incrociato di frasi piccate e stalking (ecco cosa ti angosciava, era proprio ciò che inconsapevolmente ti aspettavi, e avevi ragione).

Il problema alla base è una percezione totalmente distorta della vita relazionale ed emotiva, nonché dello strumento Grindr. Una storia tra due persone, per quanto breve o problematica che sia, nasce dalla chimica. L’attrazione è una cosa seria. È spontanea per definizione (anzi, spesso persino contro la propria volontà). È anche scomoda, crea noie, inconvenienti, tempo prezioso speso a pensare all’altro. La chimica non la si può decidere a tavolino: per quanto becera e malata comunque non è concordata, ti travolge, rompe gli argini, non è razionalizzabile. Può arrivare per una persona molto più grande/piccola o diversa da te, che non rispetta neanche mezzo dei tuoi criteri da “persona giusta” e viceversa. Tanto quanto invece la “persona perfetta”, il principe azzurro, innamoratissimo di te, bello, fisicato, attivo, giovane, benestante, tenero come il burro e forte come un guerriero spesso arriva a smosciarti anche la spina dorsale e a malincuore scappi a gambe levate per tornare sulla piazza con rinnovatissima indole sportiva (o peggio, vi trasformate nel tipo Fedifrago - Persona Orribile Gay). Vi siete mai chiesti perché?

Allo stesso modo, vi siete mai resi conto che quando due persone cominciano a vedersi, nel 90% dei casi, se i ritmi non sono perfettamente sincronizzati e uno comincia per primo ad essere stracotto dell’altro facendo partire la spinta a saldare il legame, l’altro scappa come un fulmine uccidendo tutto all’istante, per quanto attratto fosse e nonostante stesse andando tutto bene?
Nitimur in vetitum semper cupimusque negata. Avete presente quella logica perversa, così umana, per cui bramiamo ciò che ci è difficile ottenere? Quella che il Proibizionismo ci ha dimostrato inconfutabilmente, rendendo irresistibile ciò che voleva censurare. Ecco, è vera anche al contrario. 
Pensate alle quotazioni di mercato di un materiale che, per quanto utile, bello e resistente, di botto diventa facilissimo da reperire e diffuso ovunque: anche fosse il materiale migliore al mondo, il prezzo crollerà a pochi centesimi, alla stregua di latte e uova.  Ecco, quel materiale siete voi quando partite in modalità Romantico. Chi e perché dovrebbe sentirsi attratto da qualcuno che potremmo avere così facilmente, completamente e immediatamente? Per quanto belli, simpatici, intelligenti e buoni, ciò spegne ogni desiderabilità (anzi, più siete buoni e più vi si darà per scontati). Figuriamoci poi nel caso in cui l’altro non sia né disperatamente attratto né così alla ricerca di legami un tanto al kilo: verremmo polverizzati all'istante, non varremmo la pena neanche di una scopata (anzi, Dio ci scampi: penserebbe di darci false speranze, e avrebbe indiscutibilmente ragione).

Detto questo, non demonizziamo. È capitato a tutti, magari dopo mesi di trombate rocambolesche di fiore in fiore, di avere il periodo in cui ci si guarda attorno e vediamo coppiette felici fianco a fianco… pensiamo a quanto sarebbe bello il conforto di avere qualcuno, il calore di un corpo su cui addormentarsi la sera sapendo che ci sarà al mattino a darci un bacio del buongiorno, programmare le vacanze insieme, pensare a cosa comprare per cena e che serie tv guardare sul divano dopo. Ma è fisiologico addolcirsi… ci sta. Esattamente come diventare dei Gimme gimme ogni tanto.

Ma ognuno di noi dentro, consciamente o no, sa che esiste un protocollo. Stare insieme dev’essere una conseguenza, mai un obiettivo. Una storia nasce quando due si attraggono talmente tanto, persino loro malgrado (malgré eux… ricorda qualcosa?) che diventa l’unica cosa da fare. Non si resiste senza l’altro, non si sopporta l’idea che l’altro possa andare con altri e noi stessi non abbiamo la minima voglia di andare con altri.

Fatevene una ragione: il momento in cui si decide di stare insieme è delicatissimo. È una scintilla, anzi, una vampata del fuoco (nato spontaneo, Wildfire) che stava già bruciando e improvvisamente investe tutta la legna di entrambi e non c’è più scampo (se divampa - non è affatto detto che succeda). E allora si, il falò si erge fino alle stelle. Ma non è qualcosa che può essere acceso da zero, sarebbe come dar fuoco a una pila di tronchi fradici usando un fiammifero. Ho reso l’idea?

NON TROVERAI MAI L’AMORE FINCHÉ LO CERCHI.  
E se lo trovi sarà marcio come un dente cariato: pericoloso e insalubre (parlo per esperienza diretta e freschissima) perché avremo attirato esattamente lo psicopatico a caccia di prede che ci annienterà approfittando della debolezza, o perché non sarà un sentimento a tenerci uniti ma una reciproca morbosa presa di posizione sullo stare insieme, che diventerà una convivenza senza respiro, o una guerra intestina.

Lo so, tutto questo sembra ingiusto e crudele, ma è inutile farsi domande su ciò che non si può cambiare. Sono dinamiche che vanno comprese per dominarle. Per diventare Jedi sono richiesti un impegno profondo e una mente astuta.

Sul lato opposto dello spettro Jedi invece, come appendice (in molti sensi della parola), troviamo i Romantetici (o romantico-patetici). Quelli col quoziente intellettivo di un moscerino della frutta, lo spessore di un budino e i modi di fare appiccicosi come la carta che lo contiene, diciamo ciò che fa venire l’istintivo bisogno di correre a lavarti le mani col sapone se ci vieni a contatto. E si, cercano esclusivamente storia da zero, stramaledetto sia chi osa voler “assaggiare il frutto proibito” senza il sacro vincolo del matrimonio… e ovviamente corteggiamento e fidanzamento avvengono con infiniti messaggi in chat: quando ci si incontra i voti sono già stati fatti, l’amore giurato su whatsapp deve concretizzarsi e pagare dividendi immediati e sine-die. (centodiciottoooohh??). Guardate questo video (è disponibile, YouTube mente: bisogna cliccare sul titolo e non su play).





4 Il Vago ma preso bene (quien seras, seras)

A.k.a. “l’ossigeno”. Per una volta, un esempio di jolly che va bene per tutto ma che non è un compromesso, anzi, spesso è la soluzione migliore. 
Il Vago Preso Bene (V.P.B.) cerca “quello che viene” ma non è disilluso dalla vita, anzi. È una persona risolta, spesso è simpatico, piacente, non si piange addosso e non ha aspettative. Cerchi sesso? Va bene, perché no… se sei carino ci vediamo e scopiamo (magari dopo una birra e due chiacchiere, che sono le trombate migliori, senza la brutalità da Gimme Gimme). Cerchi una conoscenza/amicizia? Ok! Facciamo un giro in centro, se ci si piace vediamo che succede, magari ci si frequenterà anche. Ci si può rivedere e riscopare. Ci si può perdere di vista. Ci si può rivedere senza scopare. In tutto questo, continua a farsi gli affari suoi senza promettere esclusività all’altro e senza pretenderla (anzi, neppure si pone il problema: le cose eventualmente cambieranno qualora si sviluppasse seriamente qualcosa di reciproco). È sincero, pratico, pieno di amici, non si fa supplicare per mandarti una foto viso ma non ti pressa a chiederti foto hot. Non ti promette incontri se non ne ha voglia… (Spesso i V.P.B. sono quelli che non rispondono se non sono, ahimè, interessati. Questo è fumo negli occhi per l’utente medio di grindr, in preda a paranoie e orgoglio ferito, ma nella loro ottica è perfettamente comprensibile: perché perdere tempo e illudere una persona che so già non interessarmi affatto, fare i soliti walzer di convenevoli per poi avere la rogna di dover dire l’infame frase “scusa ma non sei il mio tipo”? È estremamente più saggio non rispondere. Si passa per maleducati, ma è di gran lunga il male minore per entrambi). 
Se invece si sbilancia a darti un appuntamento, stai pur certo che a quell’appuntamento ci sarà.
Questa è la Mezzaluna Fertile di Grindr, è la categoria dove tutto può nascere. Amicizie vere, trombamicizie di lungo corso, relazioni serie e lunghe, trombate occasionali ma soddisfacenti, conoscenze.
E SOPRATTUTTO, il V.P.B. ha la lucidità istintiva di liquidare il tipo Romantico. Non è affatto contrario alle storie (anzi, ne ha avute più di quelle che ogni Romantico possa desiderare, più lunghe, più belle e più intense), ma nel suo essere aperto, libero, rilassato e ricettivo ha capito chiaramente quali persone problematiche si nascondano dietro questo tipo e ne sente la puzza a 1km di distanza. Qualche volta cade vittima dei Confusi Presi Male perché questi ultimi li intercettano come i vampiri odorano il sangue e si fingono della stessa specie per sedurli e succhiarne le energie… ma appena si squarcia il velo riescono a sfuggire in un baleno.



5 Il Confuso Preso Male (o Vampiro Energetico)

Generalmente di bell’aspetto (-ish… mediocre in realtà), è abbastanza sensibile ma solo e disperatissimo e smania all’idea di inserirsi, non ha minimamente le idee chiare su cosa vuole e in realtà non gli va bene nulla ma  vorrebbe, per un motivo o per l’altro, tutto.
Mette sul profilo una o più foto molto succinte, quasi porno, con primi piani di zone fetish, ma quando lo contatti è esitante ad entrare nello "spiccio", non arriva al punto, ti frena. Se gli chiedi se cerca una relazione / frequentazione ti risponde ovviamente di no “per non spaventarti”, cerca di farti credere di essere libero e felice come una farfalla (insomma, un fake V.P.B.). 
Quando però gli riveli che sei molto attratto, che vorresti qualche foto più spinta e gli chiedi cosa gli piace a letto *BOOM*: “Mi sono rotto! Conta più quello che ho tra le gambe che quello che ho nel cervello!” (Honey... yes, probabilmente è proprio così. La consapevolezza dei propri talenti e dei propri limiti è importante). “Speravo di trovare qualche amico, qualcuno di interessante, una persona con cui condividere qualcosa” (singhiozzi in sottofondo) “e invece volete tutti la stessa cosa… questo non è il posto, è una gabbia di pazzi schifosi” (now sobbing and shaking incontrollably).

Giochetti contorti, chili e chili di frustrazione a ruota libera… adescare il prossimo in modo sexy per poi colpevolizzarlo quando emerge che cerca esattamente ciò con cui l’abbiamo adescato, disperatamente vogliosi di rapporto “umano” ma senza la minima capacità o la struttura per attirarlo. E questo è solo uno degli esempi di dinamiche di queste persone pesantemente irrisolte. Non siamo davanti a persone cattive: vivono conflitti interiori che alla persona media appaiono impensabili (e grazie a Dio! Perché hanno salute mentale) ed è un campo minato di desideri e negazioni, idee e inconsapevolezza, impulsi e sensi di colpa, senza un governo, senza un equilibrio nè una logica. Non ha mai il sopravvento né la parte di governo e di condanna, né la parte di desiderio e appagamento. Ma al tempo stesso non hanno neppure la razionalità di capire che si contraddicono, che sono discordanti e proiettano sugli altri frustrazioni immense, intrappolandoli e colpevolizzandoli con giochetti che in realtà sono tutta farina del loro sacco e basta.

Non ho mai davvero capito se il fil rouge qui sia la vanità (usare foto volutamente provocanti per attirare persone pronte a perdere la dignità nel dirti “che ti farei!” solo per sentirsi narcisisticamente meglio) oppure se è una profonda insicurezza a livello personale (quindi un far leva sulla sensualità per attirare il prossimo solo perché “funziona”, ritenendo impossibile farlo con la propria personalità di cui si ha estrema sfiducia). In entrambi i casi, ragazzi, siete sulla strada sbagliata. La prima cosa è capire dove sta il vostro problema e agire. È una relazione incancrenita che sta finendo? Troncatela. È un problema con l’accettazione di voi stessi? È una incapacità a relazionarvi? È un problema di imbarazzo sessuale, sociale, relazionale? Cercate una soluzione. Provate ad intraprendere un percorso con un terapista.
In ogni caso, cambiate totalmente registro. Cambiate la foto profilo, cambiate approccio. Trasformatevi nel tipo Romantico piuttosto, mettete in conto che non troverete facilmente l’anima gemella, ma qualche persona di cuore o comunque umana e bendisposta nei vostri confronti la troverete. Il giro di amicizie si aprirà. E li allora potrete finalmente smettere di cercare rapporti umani nella chat ma crearveli attorno. Ricordatevi che la chat deve essere un catalizzatore, uno starter, un inizio che vi permette di mettere i piedi nella realtà che vi circonda quando non siete connessi a niente. Ma una volta che ci entrate, dovete aprirvi come le radici di un albero o i suoi rami che cercano la luce del sole. 



6 Il Fedifrago / Paranoide / Represso
Senza dubbio la categoria che rende la vita più difficile a chiunque: a loro stessi, agli sventurati con cui entrano in contatto e a chi hanno vicino nella loro vita (leggi: “dolci” metà). NOTA: sono escluse qui le "coppie tacitamente aperte di fatto" in stile don't ask, don't tell.

Ma anche questo è un contenitore sclerotico. Possono nascondervisi le persone più sciatte, sgradevoli e sleali che esistano, sia alcune gemme rare e preziose (che non sarebbero tali se avessero un profilo dettagliato con facepic e tutto). Ovviamente tutti senza una foto, estremamente diffidenti e riluttanti a mandarla in privato, se insisti ti mandano ritagli dal mento in giù pixelati come una foto da Nokia 6650 grossa come un francobollo.

I poli sono principalmente due:

- Le P.O.G. (Persone Orribili Gay): fidanzati di lungo corso (con maschi, obv.) in piena e bieca ricerca di sesso senza alcuna remora, vuoi perché infedeli per natura, vuoi perché annoiati e insofferenti verso il fidanzato (inconsapevole e innamorato) che però non vogliono lasciare per insicurezza/abitudine/opportunismo (sono quindi genuinamente terrorizzati all’idea di essere scoperti in virtù di quanto hanno da perdere). Oppure i gay non fidanzati ma con seri problemi: super nascosti, in preda al terrore di diventare appestati se qualcuno sapesse del loro “orribile” segreto. Questi individui sono la vergogna più grande di tutto il carrozzone LGBT. Sono quelli che alimentano tutto ciò che cerchiamo di combattere e legittimano chi ci insulta, aggredisce e sfotte. Pur di nascondersi non si fanno il minimo scrupolo, una sera potrebbero farsi scopare violentemente da te guaendo come cagnette, e la sera dopo se sono coi loro amichetti fascistelli e ti incontrano per strada, sarebbero capaci loro stessi di insultarti e deriderti se la situazione “lo richiedesse” per affermare la propria eterosessualità.

- Gli "etero" col tarlo: Fidanzati con donne (ma a volte anche single! Attenzione) o bisex repressi, che ormai sanno che gli piace lo stecco ma non sono pronti ad abbracciare il lifestyle. Magari lo ammettono tranquillamente a loro stessi ma preferirebbero morire piuttosto che farlo sapere ad anima viva di amici o famiglia ed entrare nelle dinamiche homo. Con la pazienza di un angelo e la fiducia (/fede) di un santo, se subodoriamo che valga la pena di non scappare davanti alle foto in risoluzione 320x480 e continuare, qui possono nascondersi le vere gemme. Ovvero ragazzi spesso estremamente maschili per forza di cose, fuori da ogni giro e soprattutto non “rodati” davanti e dietro (quindi con un bouquet immunitario più da flora batterica femminile, senza la galassia di “sorprese” squisitamente gay). Magari persone semplici, un po’ grezze ma di cuore, qualcuno incuriosito e spaventato che sta ancora scoprendo la propria sessualità. Quei casi in cui, se gli piacete, vi sceglierà come nave scuola. In qualche modo penderà dalle vostre labbra e sarete voi e solo voi il motivo e movente per superare i propri limiti. E ragazzi… quelle sì che sono Trombate. Immaginatevi la passione, la curiosità e l’impeto di un adolescente ma da una persona con la stabilità (e il corpo, e i peli😉) di qualcuno più adulto, bono, maschile, indipendente e sviluppato. Ed essendo voi uno dei pochissimi (se non l’unico) di cui si fida, nella pigrizia di non gettarsi nella mischia a rischiare, potreste addirittura contare su una sua meravigliosa “fedeltà” opportunistica. Occhio a non innamorarvi immediatamente, se non si innamora anche lui. (Spoiler alert: può capitare eccome).

Ovviamente essendo due poli estremi esistono tutte le vie di mezzo del caso, il trait d’union è l’approccio paranoico al media e le modalità furtive e sfuggenti. In mezzo ci cade di tutto: persone orribili e brutte (BLOCK), persone sgradevoli, sleali e terrificanti ma talmente boni da trascendere ogni logica dell’umana ragione (quindi meritevoli di ogni secondo di tormento speso per accalappiarli) e i meravigliosi pseudo-veri etero (💗).

Ora capite perché questo sarebbe sbancare la lotteria di Grindr? I veri affari si fanno qui (raramente) e nella categoria V.P.B. (più spesso, ma neanche così tanto visto quanto sono giustamente selettivi).



7 Il Pesce rosso

Ovvero la categoria più insignificante e ingloriosa che popoli il pianeta del teschio giallo. Non vale neppure la pena di spenderci troppe parole, neppure per deningrarla, ma essendo statisticamente ahimè così diffusa (e pedante) è necessario definirla.

Chiamasi pesci rossi coloro i quali, non si capisce con quale criterio o motivazione, installano e disinstallano la app su base quotidiana o settimanale… non necessariamente perché hanno qualcosa da nascondere, ma perché vivono in un mondo tutto loro: reinstallando la app (e svuotando quindi le chat) il giorno dopo magicamente rivedono tutti come nuovi e diversi… come dopo un trasloco all’estero. Persi nel loro fresh-start quotidiano, dimentichi di qualsiasi interazione del giorno precedente, con le chat svuotate, ricontattano beatamente sempre le stesse persone, chiedendo sempre le stesse cose e ricevendo imperterriti le stesse risposte… Ma è tutto bellissimo. Nel profilo scrivono che non rispondono senza foto chiara del viso ma loro ovviamente non la hanno, e scrivono a chiunque senza sosta come si sparge la granaglia dando da mangiare ai piccioni. 
A volte mandano la foto, sempre la stessa foto da DIECI ANNI (non scherzo), e questo avverrà circa una volta al mese… E ogni volta si dimenticano chi sei, ogni volta non sanno che gli hai già risposto che non è il tuo tipo e lo hai bloccato ma si sono rifatti il profilo, o che siete incompatibili o banalmente non lo volete tra i coglioni. O addirittura persone che ci sono piaciute, che avremmo accettato di incontrare ma sono spariti loro! Vuoi perché sono anche segaioli o perché nello spargere la granaglia hanno accalappiato qualcun altro più comodo o vicino.
Agiscono e chattano con meccanismi seriali, automatici, collaudati, inconsci: questo dà la misura di quanto siano inumani e totalmente disinteressati alla persona con cui si interfacciano. Come agenti immobiliari che accompagnano i clienti a vedere una casa e recitano a memoria la manfrina cucita ad hoc: signorile, sei vani, riscaldamento autonomo, ampio parcheggio. Luminoso e solare, caldo d’inverno e fresco d’estate.

Speciale menzione meritano i pesci rossi aggressivi… quelli che religiosamente, in modo duro e puro, eliminano e rifanno il profilo a cadenza settimanale con precisione maniacale (rigorosamente con la stessa riconoscibilissima foto, o rigorosamente senza, ma con identico nick). Aggressivi perché queste sono le persone davvero altamente disturbate e tossiche: si rifanno periodicamente il profilo con la precisa intenzione di aggirare i blocchi (sanno che tutti intorno hanno imparato a bloccarli preventivamente per autodifesa perché li conoscono bene, essendo così intollerabili alla comunità). Nella doppia follia di credere di prendere le persone per sfinimento e/o la smania di controllo di vedere sempre tutti intorno a sé (anche chi da loro non vuol farsi vedere), ciclicamente ricominciano con tutta la griglia disponibile. Zero storia, zero senso nella loro esistenza e nel loro modo di interfacciarsi al mondo. Solo puro concentrato di nevrosi paranoide e psicosi narcisista.

mercoledì 30 novembre 2016

Uomini che fanno pompini

C'è qualcosa, nell'immagine di un uomo che succhia il cazzo ad un altro uomo, che ha un significato così forte, così viscerale da evocare demoni impossibili da ignorare.

Enormi, spaventosi spettri che cinque millenni di patriarcato maschilista hanno sia generato che strozzato con tutte le loro forze nel tentativo di esorcizzarli (di fatto, quindi, ingigantendoli). Immagine  al cui cospetto, di colpo, il suddetto, si sveglia artigliato in pieno volto. Rivive lo storico, pericolosissimo flirt col nemico del "costruirsi una fortezza invalicabile affinché violarla (o farsela violare) possa provocare il rapimento supremo. Si, suona cervellotico, ma credetemi questo racchiude il significato ultimo e il motore di queste dinamiche spettacolari, mia croce e delizia da quando ne ho memoria. In realtà non me ne frega un cazzo di studiarle come un manuale: le vorrei solo capire per padroneggiarle appieno a mio sporco, vergognosissimo vantaggio, anche se ho capito col tempo che questo è appannaggio solo di pochi prescelti dèi in terra. Spesso sono inconsce, pura seduzione: quando le capisci non hai la possibilità di praticarle, e viceversa.

Ricordo che avvertivo il potere di quest'immagine già da molto prima che io potessi vederla o immaginarla in qualsiasi forma (pornografia, cinema, realtà, racconti di amici più grandi), figuriamoci praticarla. Acquattato in un angolino defilato della mia mente già sentivo l'aura e i passi ingombranti di questo assurdo mostro che si aggirava nelle tenebre. E sentivo l'impulso di doverlo soddisfare in qualche modo, come un prurito enorme, qualcosa di sconnesso ma irrefrenabile (ancora neanche sapevo dell'esistenza della masturbazione) e spesso cercavo di assecondarlo inventandomi pratiche assurde, pur di sentire un briciolo di trasgressione e fare qualcosa... tipo pisciarmi sulle mani quando andavo in bagno, oppure strappavo un foglio di carta da un quaderno, mi sedevo sul cesso e me lo mettevo tra le cosce e ci pisciavo sopra (sentendo delle vampate di calore e una strana turpitudine, salvo poi ritrovarmi totalmente stranito subito dopo, buttare con disprezzo il foglio nella tazza e tirare lo sciacquone pensando "ma cosa cazzo ho fatto?". Crescendo, e capendo, la situazione è andata complicandosi (ma questo è un altro paio di maniche).

La civiltà, dicevamo. L'esempio più vicino a noi, per quanto indietro nel tempo, a me sembra proprio la Roma Imperiale di cui volenti o nolenti ci trasciniamo DNA e strascichi sociali abbastanza malcelati. Beh bontà loro, almeno hanno gettato le basi del bsdm (quando si dice il Diritto Romano):


"L'omosessualità non era condannata se praticata con schiavi e liberti (in quanto era dovere di questi compiacere in tutto e per tutto le volontà del loro padrone), ma era deprecabile che un cittadino libero assumesse un ruolo passivo verso un'altro suo pari. La Lex Scatinia diceva che in caso di omosessualità tra due cittadini liberi, veniva punito quello che tra i due assumeva l'atteggiamento passivo."


Passivi, vergogna! La storia non v'ha mai perdonato. E tutt'ora non sembra averne intenzione. Per non parlare delle punizioni inflitte in caso di tradimento:


"Gli amanti colti in flagrante vengono puniti assecondando le più turpi fantasie dei mariti cornificati. E l’elenco è assai bizzarro, si sa di diverse forme di tortura inenarrabili [...] le pene più usuali sono comunque l’evirazione, la sodomizzazione e, strano a dirsi, la pratica punitiva della fellatio considerato l’atto più aberrante che si possa infliggere a un cittadino romano [e mi ci gioco le palle: anche il miglior sadicissimo orgasmo che si possa sognare il cornificato romano. Quasi un pretesto legalizzato]."

In Grecia, se possibile, le cose erano ancora più incasinate:

"Verso la fine del VI secolo, periodo in cui i simposi erano diventati un costume radicato, scene di fellatio, cunnilingus e orge cominciano ad apparire per la prima volta sui kylikes (le coppe principali, usate in quelle occasioni). Che questo genere di illustrazioni siano riferite ai simposi è deducibile da particolari quali le corone di fiori sul capo degli uomini, i flauti e le nacchere tenuti dalle etere, triclini, ecc, e ciò indica che tale condotta era accettata solo nel contesto dei simposi. Il cunnilingus era ritenuto comunque una pratica impropria (come indica anche Aristofane in alcuni suoi passi: Pace, 884-5 e Vespe 1180-83), in quanto era sminuente per un uomo dare piacere a una donna senza trarne a propria volta. E nel caso della fellatio, in cui è la donna a dare piacere, l’uomo di fatto resta passivo essendo la donna a svolgere la parte attiva, ed essere passivo era inaccettabile per un uomo. Per bilanciare la passività dell’uomo, l’artista rappresenta sempre le donne inginocchiate, in una posizione di sottomissione [in modo che risultasse l'uomo a irrumare la donna, N.d.R.] e con i tratti del viso alterati. E’ interessante notare come la più diffusa posizione del missionario non si trovi raffigurata da nessuna parte, ma di solito si vedano donne piegate in avanti, inginocchiate, sdraiate sulla schiena con i piedi appoggiati sulle spalle dell’uomo: quest’ultima posizione ha il vantaggio di offrire una buona visuale dei genitali maschili (come da intenzione dell’artista)." [quindi: obiettivo esaltazione dei genitali maschili come simbolo di virtù e forza, fonte di vitalità - ma per l'uomo stesso è 'inaccettabile' fruirne. E perfino 'subire passivamente' un lavoro di bocca è così disdicevole da doverlo camuffare in una penetrazione orale attiva. Awkward.]

E poi ci sono i riti tribali. 

Un caso particolarmente curioso di processo iniziatico di mascolinizzazione giunge dai Sambia della Nuova Guinea, presso i quali si pratica un rito di passaggio all'età adulta culminante nella fellatio omosessuale fra il neofita e un anziano. I Sambia ritengono che lo status virile non sia insito naturalmente nel carattere del ragazzo ma che occorra introdurlo artificialmente per mezzo di azioni rituali. I giovani Sambia devono adeguarsi all'ideale maschile del gruppo, caratterizzato dalla tenacia, dalla resistenza al dolore, dalla forza fisica e dal coraggio: in questo quadro va inserito l'atto omoerotico cui è costretto il giovane iniziato, che non viene considerato un agire genuinamente omosessuale in quanto il neofita non è ancora un vero uomo e quindi non può trattarsi di una relazione fra maschi adulti [...magari non è un agire 'genuino' anche perché il povero giovane preferirebbe altri modi per accaparrarsi la mascolinità?]. La centralità dell'atto omosessuale nel processo di costruzione di veri uomini si spiega attraverso la concezione fisiologica di ciò che è maschile per i Sambia: per essi solo la femminilità è un dato biologico mentre la mascolinità dev'essere acquisita, o meglio trasmessa, in quanto ogni essere umano ha un organo di maturazione sessuale chiamato tingu. Nella donna tale organo è forte e matura autonomamente, nell'uomo è debole e inattivo e ha bisogno di sperma per crescere. La fellatio rituale quindi è una vera e propria "inseminazione" della mascolinità: i ragazzi, ingerendo sperma (l'essenza della mascolinità), stimolano i propri corpi a mascolinizzarsi. Nonostante sia in Occidente che in Nuova Guinea l'ideale maschile appare connesso ad un corpo forte e resistente, i mezzi per modellarlo sono talmente diversi che, nel mondo mediterraneo del 'machismo' e dell'onore, un'azione come la fellatio omosessuale è interpretata come il comportamento più distante che si possa immaginare dall'ideale di virilità (e qui ricasca l'asino).

Forse qualcuno avrà riconosciuto la dedica di questo blog al protagonista dell'omonimo romanzo di Giovanni Comisso: Cribol, un balordo mezzo buono mezzo furbastro (mix dialettale tra Crist'Diabòl) che ha si, moralmente pochi scrupoli, ma tutto sommato cerca solo di farsi un'esistenza dignitosa. Arrivato alla mezza età con ancora tutti suoi i pruriti (più che etero)sessuali, comincia a soddisfarli con crescente fatica a causa di un'impotenza incipiente. Impotenza cui trova una cura nientemeno che... praticando sesso orale a giovani uomini (in gruppo) al culmine della loro carica sessuale per ingerirne lo sperma, indispensabile a rinvigorire la sua. Posologia: the more, the better (spoiler: a rovinare tutto, stranamente è l'intervento della Chiesa).

Quando per puro caso ho letto un accenno a questo libro in un trafiletto del Fatto Quotidiano mi s'è staccata la mascella. Sono letteralmente impazzito, l'ho cercato fino allo strenuo (era effettivamente introvabile, pare non sia mai più stato ripubblicato dopo la seconda edizione, a differenza dei suoi altri lavori, forse più "civili") e non ho avuto pace finché non l'ho risucchiato fino all'ultima pagina. Come  accaduto con "Chiamami col tuo nome" di Aciman: ho aspettato l'apertura della Feltrinelli di Torino il giorno dell'uscita italiana (ero ovviamente l'unico). Anche questo, libro non propriamente pudíco (per quanto molto romantico), ma niente di trascendentale - di testi così è pieno il mondo. Ciò che mi fatto uscire pazzo era l'idea che l'autore, André Aciman, sia etero. Un affermato professore accademico, eterosessuale ebreo-sefardita di origine egiziana con bellissima moglie e figli, potesse raccontare con dovizia di tutti i particolari che contano, la bruciante love story estiva tra due maschi, un adolescente della borghesia ligure e un giovane professore americano in vacanza ospite della famiglia. (Poi il fatto che fosse ambientato in Liguria è stata una ulteriore frustata emotiva non da poco, devo ammetterlo. Non come quella trasposizione penosa di film ambientata nelle campagne lombarde).

Continuiamo con la contemporaneità. Qui ci viene in aiuto Insegreto (ve lo consiglio tanto):


Mò se ne care 'o cielo e se ne saglie 'o pavimento. Degli etero che pagano un etero per farselo succhiare. Ok, va concesso il beneficio del dubbio che una delle parti non fosse così etero. Ma P.D. e la M.P, io che cazzo devo fare? Ah, che fine ha fatto la religione, a proposito? (Giusto per farvi scoprire l'acqua calda: io non chiederei soldi e ci metterei quel briciolo di passione in più).

E a tutti coloro che hanno voluto leggere fino qui, dico una cosa: se ne avete mai sentito la voglia, se guardando casualmente un compare seminudo negli spogliatoi o in spiaggia per una frazione di secondo v'ha sfiorato l'immagine pungendo forte... almeno una volta nella vita fatelo.

È senza dubbio l'esperienza più totalizzante che possa pervadere un uomo.

Poco fisica, non essendo doloroso e molto, molto meno impegnativo che prenderlo dietro, ma di un'intensità devastante. È tutto nella psiche. Certo, farsi scopare ci pone totalmente passivi (nonché violati), e se non si è più 'principianti' (cioè abbastanza allargati da non provare più dolore), si gode e pure tanto, ma per quanto sembri paradossale, non è minimamente paragonabile a quanto ti renda assoggettato, assuefatto, "fatalmente infilzato" essere chinati al cospetto dell'esemplare-alfa che vuole disporre della tua bocca, ciò da cui mangi, bevi, parli e respiri. Ciò che gli stai offrendo (o ciò che lui ti sta forzando) non è il culo. Etero, bisex o gay solo attivi che siate, con le dovute precauzioni, provate sulla vostra pelle la sensazione di una mano che vi spinge dietro la nuca e "v'accompagna" ad affondare tra due cosce pelose che vogliono spingervi in bocca lo stecco più controverso e affascinante della storia.

venerdì 16 gennaio 2015

Di nobili origini

Conoscete, almeno di fama, “la Morena” ?

Nonostante io ne abbia sentito parlare, inspiegabilmente, da quando ho memoria (benchè molto di rado) purtroppo ne so poco o niente, solo che è scomparsa da quasi quindici anni. Tutto il resto è solo per sentito dire, come capita per le persone che lasciano un segno (in questo caso che segnano un'epoca) e la fama oltre a precederle, le segue, regalando loro almeno qualche decade di immortalità. La Morena, classe 1938, era un travestito (o forse transessuale?) che batti e ribatti nei vicoli, nella Genova del Boom economico è riuscita a costruirsi un giro e un entourage decisamente di tutto rispetto (tanto da guadagnarsi l'epiteto di kapò dei trans, non da un signor nessuno ma dal più agguerrito dei commissari di Polizia dell'epoca). Risoluta, controversa ma d'animo generoso, è stata immortalata nella leggenda nientemeno che da Fabrizio De Andrè. Si, la graziosa di Via del Campo, occhi grandi color di foglia, era proprio lei. E lui, uno dei suoi clienti più appassionati.

Offriva ospitalità ai bisognosi che le chiedevano asilo, spesso giovani sbandati imberbi che sbarcavano dal meridione, dall'estero, dai sobborghi. Li accoglieva, ne aveva cura e dava loro un letto e un tetto, ma come direbbe lo stesso De Andrè, pur sempre puttana - pare che uno dei primi impieghi che potesse offrire, per forza di cose, fosse di esercitare insieme a lei. Romanzando un po' la leggenda, immagino che per i bei virgulti, quando non c'era la volontà o la stoffa per "esercitare", il minimo sindacale fosse almeno di ricambiare l'ospitalità giacendo con lei... (ma qui è puro mio cinema), comunque penso fosse arcinoto e ben chiaro a cosa sarebbe andato incontro chi bussava alla sua porta, vuoi da cliente, vuoi da rifugiato. Son passati di lì in molti, e ben pochi ci saranno finiti per caso. In tarda età, dopo aver "chiuso i battenti", ha acquistato un banco al mercato, forse l'altro possibile "mestiere più antico del mondo".

Un collega di mia madre, molto gay e molto genovese (anzi, l'archetipo: piglio da primadonna e accento marcato, mi ricordava tantissimo Aldo Busi in versione simpatica, occhialini inclusi) dopo qualche bicchiere di vino a pranzo s'è lasciato sfuggire qualche frase con tanti di quei puntini di sospensione ubriachi intorno che quasi mi son fischiate le orecchie. 

"Eh tuo padre quando era giovane... 
AAAAHHH boccaccia mia statti zitta!"

No, non era un apprezzamento (almeno, non credo. Anche da giovane non era affatto carino: un po' incinghialito e mezzo sdentato già ventenne - uno dei tanti motivi per cui scarto con disgusto le vecchie foto di famiglia che lo ritraevano - è approdato in una roboante Genova di fine anni 60 fuggendo dalle campagne napoletane e lavoricchiando poco e male nei peggio bar e ristoranti della città). 
Il "collega", resosi conto dell'irreparabile gaffe, ha cominciato  a minimizzare a più non posso e alle mie insistenti richieste di vuotare il sacco s'è limitato ad accennarmi della sua gioventù, dicendo che aveva già conosciuto mio padre come ospite della Morena. In pochi istanti, un groviglio di tasselli che nemmeno credevo di aver colto si sono perfettamente incastrati, e non finirò mai di stupirmi. A mio padre non ho mai chiesto nulla, un giorno forse lo farò (sperando di non fargli venire un colpo). Mi lascia comunque sbalordito che in qualche modo esista davvero una connessione Genova-Napoli per travestitismo e "vita", forse proprio in virtù della specularità delle due città come porti di mare, come dice l'articolo.

Mia madre, di famiglia siciliana traslocata prima in Belgio durante l'infanzia poi a Genova poco dopo, potrebbe essere il quadro perfetto di un bel sogno dal brusco risveglio. Figlia di proletari in pieno boom industriale, va subito a lavorare in fabbrica guadagnando non molto ma abbastanza per essere spensierata e sistemata, passa la gioventù guidando una Fiat 500 dietro l'altra. Ragazza bellissima, e non mi sto sbilanciando. Vacanze in Spagna con le amiche e perfino i flirt con i toreri, anche solo dalle fotografie trasudava una solarità, una serenità, una quiete d'animo che chissà se riuscirò mai a trovare anch'io. Giocava in una squadra di calcio femminile, e nemmeno malaccio (questo dovrebbe già farvi accendere qualche spia sul cruscotto). Quand'ero piccolo, durante le feste nelle infinite cene dai parenti ricordo quanto si divertiva, ubriachissima, a infilarsi in bagno con mia zia (moglie del fratello) quando andava a far pipí, con le scuse più stupide (tra femmine non ci si vergogna! Non si fa niente di male, ecc.), ma queste son scemate. È stato solo un paio di anni fa, quando sono definitivamente andato a vivere fuori casa e mi ha chiesto di lasciarle un pc e farle il profilo Facebook, che ho potuto toccare con mano un altro abisso insondato.

È difficile rendere l'idea, ha un bouquet di amiche totalmente sconosciute di ogni angolo del globo, la sua bacheca sembra tratta da un episodio saffico di Cinquanta Sfumature di Grigio. Donne sexy e seminude si contorcono un po' ovunque, sorridendo maliziose, con occhi chiusi sognanti e mandando baci oppure giocando con fruste e guinzagli, con commenti decisamente apprezzativi, spesso anche affettuosi, da parte di mammina. Il tutto intinto nella gioiosa ingenuità di qualcuno che non sa nulla di come funzioni Facebook, inconsapevole di come tutti vedano tutto. Incluso me. E suo fratello, e suo nipote, e sua cognata, e i suoi ex colleghi di lavoro. Ha voluto anche che le mettessi Skype, le videochiamate di Facebook e la webcam. Mani nei capelli.

Il mio episodio preferito, però, è quello della Gianna Nazionale.
Negli anni in cui mia mamma si teneva in forma, intorno ai 20/25, quando andando in Vespa con le sue amiche i vigili la seguivano in soprelevata e cadevano (quando me l'ha raccontato ho riso fino alle lacrime... una volta un vigile le si è affiancato in moto fissandole le gambe fino ad arrabbattarsi. Un vigile!) in uno di questi pomeriggi sudaticci da tapis roulant, in palestra, ha incontrato una Gianna Nannini agli esordi che neanche lei conosceva (parliamo della seconda metà degli anni '70), a Genova per un concerto e venutasi a sgranchire e rilassarsi in sauna prima della serata sul palco. E pure la cara Gianna, non propriamente insensibile al gentilsesso, deve aver notato qualcosa in questa ragazzetta dai capelli corvini. Ha attaccato bottone, si è messa a sgambettare insieme a lei, e ha insistito molto affinchè venisse al concerto e fare pure serata insieme dopo.

Non ho capito bene com'è andata a finire, mia madre mi ha buttato lì che non è andata, glissando abbastanza. Peccato, se la fossero almeno data una slinguazzata, certe occasioni non tornano a chiamarti una seconda volta.

Si, la sua unica sfortuna è stata di incontrare quel cialtrone di mio padre. E nessuno per favore s'azzardi a venirmi a dire che l'omosessualità non è genetica.




venerdì 14 novembre 2014

In piscina accadono grandi cose


Di palestre ne ho girate, bendidii e relative assonanze non posso negare di averne visti. Mi sono fatto abbondantissime seghe mentali (e non) rielaborando certe visioni sudaticce tra pesi e canottiere molto ariose, sagome di uomini addosso a una finestra con indosso solo peli, boxer e fantasmini bianchi... Ma quella della piscina è una dimensione tutta sua. Il clima è diverso, i canali sono diversi, la ricettività: ci sono tempi più lunghi, tutto è più laborioso e improbabile, ma i mondi che può schiuderti, in palestra te li sogni. Chissà poi perchè, forse per la cadenza rituale con cui ci si vede negli spogliatoi, sempre tra gli stessi compagni di nuoto, condividendo gli stessi gesti ripetuti come un mantra. O forse per il fatto che si è costantemente tutti insieme quasi tutti nudi e tutti con tutto in moto. Ma è uno spirito sfuggente quanto denso da tagliare col coltello. 

Esattamente una settimana fa, fine dell'allenamento del martedì. Esco come al solito per primo dalla vasca esausto e infreddolito e corro negli spogliatoi. Arrivandoci per primo in genere non trovo nessuno (quelli che fanno corso con me poi arrivano alla spicciolata), se non qualche lupo solitario che fa balneazione libera e per pura combinazione ha finito poco prima di me. Ma stavolta sento parlare quando arrivo alla porta. E non ero affatto preparato a quel che mi sarei trovato davanti.

Uno, avrà la mia età. Alto, forse 1,80. Asciutto, castano, carnagione scura e scolpito come nei migliori porno di ventenni americani (ma senza il segno della mutanda sull'abbronzatura), molto poco peloso. Categoria che solitamente non mi muove un pelo. Ma.

Quasi un po' innervosito dai suoi modi spicci, cerco di osservarlo mentre parla col suo compare, e mi s'accende una lampadina. È un viso noto, ha fatto la mia scuola, sicuro.
Viso tagliente, terribilmente tipico del tamarro ponentino figo genovese, ma di una perfezione ipnotica. Un filo di barba curatissima, capelli corti e il demonio negli occhi. È difficile capacitarsene, è un dio. Nonchè uno che sa l'effetto che fa, e quando te lo fa sono cazzi tuoi. Di quelli che si limitano a guardarti contorcere, studiandoti scientificamente per autovalutarsi con precisione. Una quantità indefinita di tribali tatuati su braccia e gambe, ma spicca un sole maya sul petto, colorato.

L'altro... Eh l'altro io lo conosco, l'amichetto. L'ho già visto molte volte e sono pronto a scommettere che anche lui venisse nella mia scuola, più dell'altro. Più basso, più robusto, più peloso ma totalmente depilato sul torace (un enorme alone grigio segnava i caduti). Viso molto più coi piedi per terra, brufoloso e un po' mascellone, ma scolpito anche lui come si deve. Inevitabilmente, per principio del contrasto, m'è parso abbastanza bruttino al cospetto di Diocolsoletatuato, ma non era poi così male in realtà.

Quel che succede è che, chiacchierando, si buttano sotto la doccia senza costume.
E parte la moviola.

Mi spoglio del tutto anch'io (ovviamente) come se cominciasse il gioco e dovessi sbrigarmi per non essere squalificato, mi fiondo sotto quei tubi appesi al muro stretti stretti senza paratie in questo stanzino claustrofobico che sono le docce (qui si è sempre gomito a gomito). E credo di aver fatto lo smarrone più grande della mia vita, per quanto io me lo dica ogni volta. Gli occhi fanno ping pong, su e giù, la gamba tatuata liscia e abbronzata, la gamba tozza e pelosa dell'amico pallido. Scivolano su quei ventri bagnati statuari, poi s'aggrappano, inesorabilmente, a quei due uccelloni rigonfi e febbrili, e alle loro corone di pelo.

Diocolsoletatuato lo aveva semplicemente perfetto. Lungo ma non enorme, non tozzo. Affusolato e arrotondato talmente a regola d'arte che era pura poesia della forma. L'Amichetto, invece, si. Lui s'è preso la sua vendetta. Una nerchia da castigo. Grosso, nerboruto e arrogante. Dio, l'invidia che ho per quelli che ce l'hanno già grosso da moscio. Le gambe durissime, gonfie e più pelose facevano il resto. Stavo facendo il bagno nel testosterone. 

Un tocco a destra, uno a sinistra, uno sguardo alla visione d'insieme, uno zoom su quei due salsicciotti incredibili. Un incendio. Indemoniato parevo. Ma come potrei apparire, io, in una situazione del genere? Come mi vedrei dall'esterno? Potrei darmi all'eremitaggio solo per l'imbarazzo.

Forse chiacchieravano amabilmente o forse stavano zitti, non avrei mai potuto farci caso. Resto sotto quella doccia una maledetta eternità, fin quando non riacquisto la lucidità di capire che è ora di darci un taglio e riesco ad uscire senza essermi preso delle legnate (traguardo considerevole e tutt'altro che scontato), comincio ad asciugarmi.

Pochi secondi dopo anche l'Amichetto esce dalla doccia, trotterellando l'uccellone nell'aria mentre cammina verso le panchette. S'asciuga e si prepara in tempi record, mentre Diocolsoletatuato continua a godersi la doccia come se avesse scoperto una fonte termale.

Continuo a prepararmi, e di tanto in tanto do una spiata alle docce. Continua a godersi la doccia.
Si massaggia e s'insapona con trasporto, a mo' di ragazzo immagine.

Ormai sono quasi vestito del tutto, e lui si sta ancora godendo la doccia, è nel pieno del suo spettacolo a tempo che deve portare in fondo per non deludere il pubblico pagante.

Poi succede qualcosa che non sono ancora riuscito a spiegarmi del tutto (forse non riesco a credere che si tratti davvero di quella spiegazione). L'amichetto comincia a spronarlo. "Ou hai finito??". Nessuna risposta, continua a docciarsi. 

"OH ANDIAMO??" (Gelosia...? Competizione? Oooh ma non si fa).

Finalmente si trascina agli accappatoi ed esce. Io ormai potevo già essere arrivato a casa, e non so con che sfrontatezza io sia riuscito a dissimulare e trascinare i tempi per restare ancora lì. Si asciuga, si mette dal phon a parete e si toglie l'accappatoio. S'asciuga ancora un po' e si mette gli slip. E quando qualcuno del genere ti fa lo show di mettersi slip davanti a te... è difficile rendere l'idea della frustata in faccia. Provo a fotografargli i piedi col cellulare, ma quel punto devo decisamente andarmene.

Arriviamo ad oggi.

Spalanco la porta dello spogliatoio col friccichìo ner core che stavolta qualcosa si manifesterà, perchè me lo sento come un macigno, e inconsciamente sto cercando fortissimo di non pensarci. 
Tempismo quasi perfetto. Tutto soletto trovo nientemeno che l'Amichetto, e lì per lì mi salta una coronaria (ma non me ne accorgo più di tanto, ero già in botta di adrenalina da prima di entrare. Tutto è fluido). 

Si sta già rivestendo, ma non è troppo tardi per godere di quello che, nonostante la settimana scorsa, sarà davvero lo spettacolo più diabolico che i miei dolenti occhi abbiano mai dovuto sopportare. 
A gambe aperte, seduto sulla panchina, traffica nella borsa per mettersi i calzini con quell'assurdo, stupefacente uccello carnoso che spinge di lato proprio nell'orlo di un paio di boxer consunti, sfibrati grigi da mercato. Esattamente nella zona di vedo non vedo, metà è pacco, metà è puro cazzo in penombra. Ed esattamente la zona dove sbatte a schiocco il mio sguardo con tanto di flash, una telecamera di sicurezza col puntamento laser. Solita storia, non imparerò mai, puttana troia.
Conscio di aver di nuovo perso il controllo, cerco di rimediare rialzando subito si gli occhi (un subito piuttosto relativo)... Per trovarci lui che mi sta fissando. 

- sorriso - *wink, occhiolino
"Ciao"

Cristo di Dio (1). 

Sono ufficialmente in preda alla tachicardia, e realizzo che devo ancora capire molte cose. Sia di come si possa allenare veramente il self-control, sia di quanto serva realmente farlo. Perché mi pare evidente che ci sono volte in cui tradirsi è semplicemente necessario, pena, che tutto resti lettera morta.

Mi infilo in doccia prima di fare lo smarrone del secolo (altro che della mia vita), e mi tolgo il costume come lui e il suo amico (ed io) la scorsa volta. Alla spicciola arrivano gli altri del corso, e scosso come sono riesco a buttare gli occhi solo per vederlo, a torace nudo ma coi jeans e le scarpe da maiale, che si avvicina allo specchio per compiacersi di quel corpo di cui a stento si trovano simili anche nei siti di foto buoni. 

E pensare a come apostrofava Diocolsoletatuato petulandolo di "andiamo?" mentre si compiaceva per tutto lo spogliatoio... Competizione? Oh... ma non si fa.

Finita la doccia trovo il coraggio di buttargli una briciola di marzapane. 
Sono goffo, ma intravedo margini di miglioramento.

"Ma tu hai fatto il Calvino?" dico, ostentando sicurezza con voce un po' troppo piena.

Si gira un po' teso: "No no io no"

"Ah... Ok. E' che mi pareva di averti visto troppo tempo fa ma non ricordo dove"

"Il mio amico dell'altra volta, lui si ha fatto il calvino" Cristo di Dio (2). 


1. Ha presente la scorsa volta. 
E' esistita la scorsa volta.

2. Sa che ho ben presente il suo amico.

Merda.


"bla bla, che corso fai tu? / da bagnino, si si utile, uh quanto costa?"
"ah si ci trovi lavoro d'estate, eh si sai bla bla."

Conclude la vestizione.
'Ciàaoò!' 'Ciao'

Nel frattempo un mio compagno di nuoto inanella una delle sue serie di raffinatezze da manuale: Boxerini corti ma un po' sfondati a spesse righe orizzontali blu e marroni intervallate di bianco. Calzini di cotone grigi che più grigi non si può, uniformissime e senza fronzoli dalla punta all'elastico (anzi non hanno manco quello). Pantaloni di velluto spessi a costine ma dal taglio baggy color crema-grigetto. Camicia azzurro cielo chiaro con inframezzi in Tartan nelle cuciture, interno collo e maniche. Cardigan crema-grigio quasi come i pantaloni, solite scarpe e giacchetto di pelle.

Dies aureo signanda lapillo: 14 febbraio 2012.
E no, non li ho mai più rivisti.

mercoledì 24 settembre 2014

La chiappa imburrata come statement di virilità




Certo che visto da fuori devo essere un vero spasso per l'ego di chi ho davanti... Appagamento & Gratificazione S.p.A - Satisfaction guaranteed.
Oppure un pericolo senza precedenti.

Di sicuro nel mio sguardo c'è qualcosa che decisamente non va. Lo so, ne ho già parlato, è indiscreto, bla bla bla, ma sto raggiungendo il livello di guardia, qualcosa è fuori dal mio controllo e questo non è buono. Chi ha confidenza non si risparmia (molesto, sguardo da stalker o peggio mi da del maniaco, arrossendo  in preda all'imbarazzo supplicandomi di smetterla), ma non gli ho mai dato troppo peso. Dopotutto se non ci si sfotte tra amici, che mondo sarebbe? Un po come la Nutella.
Il problema è quando questo succede mentre non sto facendo niente, o meglio, sto facendo tutto il possibile per dissimulare oppure non mi sembra affatto di manifestare particolari attenzioni.

Premetto che, per quanto un po' autoimposto e ingessato, posso definirmi maschile. Certo, i tamarri da spogliatoio sono un'altra cosa, ma resto comunque anni luce dalla macchietta del femminiello che sospira con gli occhi a cuoricino (o peggio, la checca aggressiva che ti fissa in una posa improbabile, magari strizzandoselo senza pudore). 

Ma nonostante questo sforzo automachista per rendermi appetibile a chi mi appetisce (l'assioma "i gay sono gay perchè attratti da M-A-S-C-H-I, quindi se vuoi attrarre, vedi di essere tale"), deve esserci un bug nel sistema. Non funziona, e sono più i problemi che i vantaggi. Eppure ormai penso di aver capito quando è meglio non guardare troppo: sguardo assente, due pennellate con gli occhi poi bon. Li tieni nel cono di visibilità senza puntarli, così, giusto nel caso di non perdermi qualche chicca (maglietta che si alza, boxer che si intravede o gioca con i piedi nelle infradito) e si evitano i problemi. Nonostate ciò, qualcosa fa suonare più allarmi di una rapina in banca. 

Quando mi va di lusso, che non ricevo botte di "cazzo guardi?", qualcuno sa regalare delle vere gioie. Come l'heteros splendidissimus vanesius, quello che prima ancora che possa sembrare di averti visto, senza nemmeno aver considerato la tua presenza, sa che ha i tuoi occhi. E si stiracchia mostrando la peluria sul pancino, o si gratta le palle al punto giusto, inorgoglito dall'attenzione prestata alle sue gentleman parts da quello che, in fin dei conti, è un collega... O che avendo capito al volo appena prendo il cellulare in mano dissimulando a più non posso che gli sto facendo una foto, si mette in posa plastica, monta il broncio sexy, guarda nell'obiettivo e sorride! SI! MI E' CAPITATO ANCHE QUESTO. L'apice è stato alla Lepre (poi mi si chiede perchè adoro l'estate) - un tizio che tenevo d'occhio da un po', compagno casuale di varie scorribande da dancefloor, molto arrapante, di quegli hipster avvinazzati che girano coi capelli corti e qualche treccina dietro, borsa di stoffa e infradito perenni, deve aver notato quanto gli ho guardato i piedi. Dehors affollato, ero seduto al tavolino in mezzo agli amici, lui in piedi accollato alla sua cavalla di turno. Con estrema nonchalance prende e appoggia il piede, nudo, ornato di braccialetto di spago colorato alla caviglia, sopra al mio tavolo giusto accanto alla mia birra. Per un bel po, giocherellando ogni tanto muovendo le dita. Ora. Immaginatevi la scena. Il minimo che può aspettarsi un qualsiasi sconosciuto che prende e si sfila la ciabatta e appoggia un piede sul tavolo a cui è seduto un gruppo di altri maschi è un pugno in faccia di quelli da manuale del Kumite. E non possiamo dire che questo lui non lo abbia saputo. Lascio perdere a cosa io invece stessi pensando, lascio perdere la faccia che avevo in quel momento e l'erezione mostruosa che mi pulsava in mezzo ai jeans. Ricordo solo di aver delirato qualcosa all'orecchio del mio migliore amico sul fatto che per la prima volta io stessi vivendo seriamente un porno.

Si, quelli che non mi danno l'idea di essere rischiosi da guardare sono decisamente un altro capitolo. Sguardo al viso, l'espressione mi si distende di stupore arrapato e scendo immediatamente verso le gambe. In qualche millisecondo risalgo al bacino e il pacco è mio. E lì, se qualcosa si intravede, la mascella cade oscena, tutto sommato è la fine. 

Ma cos'è che mi tradisce così tanto?

Ipocrita. Ok, la maschera è calata. Si, è brutto da dire, ma il problema pare sia proprio lo sguardo da maniaco. Sguardo che posso immaginare quanto disorienti. Ma resta spaventoso come lo rilevino immediatamente, a volte prevedendolo prima ancora che avvenga. Come cazzo fanno?? Come se riconoscessero istantaneamente il loro stesso sfacciato, spudorato, eterissimo sguardo da cacciatore allupato, ma rivolto a loro. Non minaccioso, eppure così maschile, eppure così rivolto ai maschi, i maschi innamorati come me, ai maschi innamorati come te, quali emozioni, quante bugie.

Quindi scatta il cortocircuito, il meccanismo di sicurezza, il salvavita. Comportamento inusuale ma non per questo meno istintivo: l'esibizione della donna, non più per difendere lei come proprio possedimento dalle insidiose avances di un contendente, ma per difendere se stessi.

Giusto per dare l'idea, to paint a vulgar picture: fine agosto. Ero in spiaggia. Cammino sul bagnasciuga, tutto sommato tranquillo e nemmeno troppo a caccia, mentre noto a una quindicina di metri un bellissimo paio di gambe pelose stese sull'asciugamano, con due splendidi piedonzi che facevano capolino rivolgendomi la pianta (per-fet-ta) dritto in faccia, quasi mi stessero chiamando. Non faccio nemmeno in tempo a risalire quel glorioso paio di gambe fino al pacco nel costume che con un colpo da maestro (senza esagerare, in una frazione di secondo) un copioso spruzzo di crema solare inonda la chiappa della ragazza stesa a fanco - SHPAF! La mano atterra con una schioccata porcosissima, facendo collassare e rimbalzare quel popò di panettone abbronzato (nonchè trasalire la malcapitata), spalmando e imburrando voluttuosamente, col più sordido e spavaldo dei sorrisini. Come a dire: "Capito frocetto? Oh si... proprio così... questa è la mia puttana". Strike. Polverizzato.

Bof. Più sento storie, più non posso negare con malcelato orrore (invidia, stupore e rabbia) che gli efebici e gli effemminati, quelli viscidi e provoloni, anche se spesso bruttini e sgraziati hanno parecchio più successo del sottoscritto. Come se il mio prezioso assioma, il dogma da cui sono sempre partito, sia da rivoltare totalmente: "I gay sono gay perchè attratti dai M-A-S-C-H-I, quindi vedi di essere tale se vuoi attrarre" ...chi? I gay, mio caro. Era quello il soggetto.
Ecco il bug. Al massimo i gay maschili, ma non i maschi non gay. E la nemesi ne è così lampante: "Gli etero coglierebbero potenzialmente ogni buco che respira purchè non sia M-A-S-C-H-I-O. Ergo, è necessario non esserlo".

E questo spiega anche come sia possibile che una buona metà degli suddetti non si faccia grossi problemi a scopare trans/travestiti (a volte anche farsi scopare... puntini puntini puntini... puntini).

Uccidendo senza appello il politically correct - dove sono finiti i veri truzzi incattiviti di una volta? Il maschio maschilista e prevaricatore che disprezzava genuinamente l'effemminato? Quello che se doveva farsi una sega con un amico, o qualcosa di più nelle sperimentazioni della beata adolescenza senza esperienze, senza chat, senza Badoo e senza Cam4, lo avrebbe fatto con l'amichetto uguale a lui, col compagno di marachelle, con quello che lo faceva sentire a suo agio e meno vulnerabile, non con la checca?

Io ci ho provato in tutti i modi, ma non c'è stato verso. Perfino gente che s'è fatta fare delle gran pompe da bulicci patentati, con me non ne ha voluto sapere. E' come se io non fossi credibile - come se con me non avesse senso, come se a fargli una proposta indecente fosse stato un giovane zio o un fratello... Con l'amichetto frocio alla fine si, dai... Poi apprezzo che tu non sia effemminato, ma con te no!

Io finirò al manicomio.

Almeno lui ha avuto il buongusto di calarsi le sue di braghe per ostentare le proprie grazie.
Questo si che l'avrei apprezzato, dopotutto non è la chiappa di chi hai a fianco a renderti più uomo.


mercoledì 26 febbraio 2014

Mano morta, bussa alla porta

..bussa 'l portòn,
sciaff 'l padron!

Sul treno/bus, accalcati e nevrotici, avvinghiati ai pali di sostegno per resistere a curve, frenate e accelerate della guida di città. Una mano è alta che si regge al palo, l'altra spunta dalla tasca dei jeans un po' per riposarsi, un po' a tastare che ci sia ancora il portafoglio. E passa l'amico del giaguaro, magari in tuta, magari in jeans, quello che deve scendere alla prossima e si divincola in preda all'ansia di non riuscire a scendere in tempo ("Permesso... permesso scusi..."), schiacciato dalla folla davanti dietro e tutt'intorno te lo sbatte addosso, appoggiando il pacco proprio dove hai la manina che si riposa. Viceversa, l'imbarazzantissimo momento in cui un'inchiodata ti spinge col pieno pube addosso alle natiche di chi ti ritrovi davanti, specie se una giovane donna in leggings, da cui rischi di prendere pure un ceffone nonostante la "piacevolezza" dell'episodio in sé.

A ballare in un posto affollato e sudaticcio, colmo di gente presa a dimenarsi come non ci fosse un domani o che passa distrattamente col drink in mano per raggiungere gli amici dall'altra parte, sballonzolando a tempo di tunz tunz, cozzando l'uno contro l'altro mano contro fianco, schiena. Natiche. Coscia. Talvolta persino li.

Le vie della disperata ricerca di un contatto possono essere davvero tante. E, come la prima volta che scoprii il cruising agli orinatoi a muro, sono arrivato agli sgoccioli dei miei '20s per scoprire che certe situazioni, quei corto-circuiti tra i due universi che ho cercato tutta la vita come un Donnie Darko di quartiere, esistono. 

Casualità. Contatti che capitano centinaia di volte inavvertitamente, talvolta senza farci neppure caso, come è giusto che sia. 

O no?

261, dove è successo per la prima volta, e al momento forse l'unico posto dove è successo davvero.

Ballavo, ubriaco ma neanche troppo, e per naturale distribuzione casuale mi sono ritrovato a dimenarmi accanto a un tizio d'un paio d'anni in meno di me, uno di quei furbetti coi capelli chiari arruffati, tshirt svolazzante e jeans strappati ciondolanti a vita bassa. Quelli poi te li trovi a ronzare in giro per la città su un vespino restaurato di quarant'anni fa e l'Eastpak sulle spalle. Ci scontro con la mano a metà tra chiappa e coscia, niente di che. Certo, non m'è spiaciuto ma manco gli ho dato troppo peso, non l'ho fatto apposta. Però non mi sono spostato
Tunza tunza parapatunza, balla per me balla balla tutta la notte sei bella, la mano dove non avevo il drink resta giù ad altezza vita. Le sue chiappe si avvicinano di nuovo - ma meno scontrosamente e molto più pigre nel riallontanarsi. Non sono sicuro di aver capito tutto in quella frazione di secondo , ma è scattata la lucidità di giocarmela. Tenere la mano bassa era solo il pre-test, passato il quale era il caso di rispondere al feedback. Quindi, cautamente (e guardando molto intensamente in tutt'altra direzione - cosa importantissima), mi sono avvicinato io strusciando leggermente il dorso della mano sui suoi jeans, lasciandomi trascinare dalla musica e senza fare movimento alcuno che potesse sembrare volontario ma totalmente, accuratamente casuale.

Da lì in poi ogni incontro coi suoi jeans si faceva sempre più frequente, pressato, strofinato, appoggiato, fino al momento magico in cui, girandosi, mi offre un pieno abbraccio del suo pacco barzottissimo schiacciandomelo sul polso. Ero sull'orlo di un infarto. Anche quando poco dopo è uscito dal locale e mi sono precipitato a seguirlo con una sigaretta in mano nella romanticissima illusione di attaccarci bottone, e l'ho visto raggiungere la sua ragazza e sbaciucchiarsela. Baci e abbracci, mi scorge e mi lancia un ultimo strano sguardo misto di sorpresa, imbarazzo e sfida.

Non ho mai più tenuto le mani al di sopra la linea di cintura quando sono stato a ballare.

E' successo ancora qualche volta. Tre o quattro stranieri/turisti/erasmus in preda ai fumi di fiumi di alcol, un tizio incamiciato che ancora me lo sogno la notte (ma che si è concesso poco) e un paio di vecchie volpi di mia conoscenza, tutt'altro che etero, che devono aver mangiato la foglia. Ma è stato bello lo stesso.

Non dimenticherò mai la volta in cui uno dei suddetti volponi (qualcosa di inenarrabile, un armadio di manzo a 4 ante con tshirt attillata e jeans corti attillati ancora di più) m'ha investito appena entrato nel locale guardandomi negli occhi. Cammina a falcate così grosse che in 4 passi attraversa la stanza, prendendo perfettamente la mira. Pochi secondi e sbam - mi schiaffa in piena mano un pacco mostruoso, vivo, gonfio di aspettative per la serata. Aspettative deluse a quanto pare: arrivato solo, è andato via solo... ma si è lasciato un po' seguire per i vicoli, girandosi compiaciuto a controllare che io non mollassi la preda, salvo poi defilarsi in prossimità di casa. Peccato.

Eppure, miseria ladra, è un trucco vecchio di secoli.

mercoledì 23 ottobre 2013

Perbenismo da spogliatoio

Ok, lo ammetto: mi sono iscritto in questa palestra per lui. Per carità, dovevo iscrivermi comunque, ma la scelta del posto è ricaduta qui (nonostante altri migliori, più vicini e a minor prezzo) perchè è un prurito che mi dovevo togliere. Da anni.

Pallido, magrino e imberbe ma viso tagliente e occhi da furbetto che decisamente no, non me la raccontano giusta, avrà un anno o due in meno di me ma già da parecchio prima di me scorrazzava in moto con annessa tuta fetish. Quando in borghese, invece, è il truzzo raffazzonato da manuale: jeans strettissimi che comunque non riempiva, scarpe non male con annessi tamarrissimi calzini bianchi, capello ingellato all'inverosimile e sorriso sfuggente e storto tutt'altro che 'mentadent'. Aggiungiamo che ha fatto per qualche anno il benzinaio e il quadro è completo - la mano sa istintivamente dove andare. Veramente ma veramente stupido, ignorante intronato peggio di una mela [ndr: sul suo Facebook ha pure messo mi piace alla pagina di Gigi D'Alessio] - ma non me frega un cazzo. Anzi.

L'ho già visto mano nella mano con la fidanzatuccia al centro commerciale, ma l'ho pure incontrato a sculettare incerto in serate gay, e le impressioni perentorie di qualche mio amico ("Quello? Ma se è inequivocabilmente gay, e fa pure schifo!") mi hanno incoraggiato.

Sgombriamo però il campo da qualsiasi aspettativa: in palestra l'ho incontrato il primo giorno, mentre io entravo lui usciva. Basta, mai più rivisto, quasi un segno del destino. Non so se ha deciso di far orari completamente diversi per non rischiare di incrociarmi neanche per sbaglio (probabile, visto che il mio celebre sguardo ultra-discreto l'ha già sondato parecchie volte) o se è stata la sua ultima volta li dentro. Beh, amen - Il minimo che potessi fare era rassegnarmi e guardarmi intorno. Dopotutto sono a Pegli: la capitale di ponente del fighetto, niente di meno, l'El Dorado dei bravi ragazzi figli di papà e di mammá, freschi curati e sani nel più piccolo e insignificante dettaglio, isola felice fuori dalla suburra del vizio e del degrado. Proprio quello che son sicuro loro guardino con malcelato desiderio.

Ma nonostante la delusione c'è di che consolarsi.

Va bene, provo a fare un po' di allenamento in questo salotto di 20mq stipato di gente gomito a gomito, 5/6 attrezzi in croce caduti in disgrazia, manubri rugginosi, tapis roulant che vanno a scatti (da grippare il cervello) e non un fottuto angolo dove fare addominali. A volte mi chiedo come possa esserci a Pegli una palestra del genere ed essere pure piena.

Peccato (strano) per gli spogliatoi (leggi: un bagno più piccolo di quello di casa mia con tre docce affiancate e rigorosamente chiuse con plexiglass zigrinato e due panche traballanti ad angolo che tappano una finestra che avrebbe tanto bisogno di restare aperta). Ma va bene, stringiamo i denti. Anzi spogliatoio piccolo, vicinanza forzata, mi dico. Certo. Inizialmente (primi di settembre) gente non ce n'era moltissima e nonostante la piccolezza era quasi impossibile incrociare qualcuno che andasse a cambiarsi nello stesso momento in cui andavo io. Poi i ritmi si sono rinvigoriti e la palestra affollata, inevitabilmente qualcuno ho cominciato a beccarlo.

Prima puntata: il grande amico di lui, decisamente non male, molto più armonioso e proporzionato nonostante le sopracciglia un po' troppo rifatte. Tonico e compatto, mi ha letteralmente fatto impazzire per i pantaloni della tuta verde mimetico che indossa continuamente, con gli elastici grossi alle caviglie.
Comincia a spogliarsi, rapido e pratico, fino a rimanere in boxer (per pochissimo tempo). Si fionda in doccia e con un gesto da maestro riesce a toglierseli da dietro la porticina in plexiglass e a posarli sulla panca senza mostrare un centimetro di pelo (al) pub(bl)ico. Per fortuna il vetro di plexiglass lascia intuire molte cose mentre si lava, specialmente di profilo, ma non fa che accrescere l'acquolina di vedere qualcosa in più. Sento l'acqua chiudersi, e lo aspetto al varco: si apre di qualche centimetro la porticina, allunga il braccio fino all'accappatoio e se lo tira dentro la doccia cominciando ad asciugarsi chiuso dentro. (...) Esce, bello rinfrescato e fiducioso, e dopo essersi asciugato bene dandomi rigorosamente le spalle, s'infila le mutande pulite con l'accappatoio addosso, solo allora lo lascia cadere per finire di rivestirsi, chiudere la borsa "ciao..." biascicato di circostanza che più di circostanza non si può, e via. (Il copione si ripete ciclicamente).

Seconda puntata: Popeye. Mi alleno tutta la sera in mezzo a ragazzetti loquaci che bene o male si conoscono di vista, tra cui questo diciotto / diciannovenne che pare avulso dal mondo di lustrini e paillettes della capitale d'avorio. Intanto non posso non notare che, poretto, gli manca un molare. Calmissimo, pasoliniano - un ritratto della virilità placida: capelli rasati a spazzola senza crestino nè fronzoli, scarpe letteralmente da ginnastica (quelle bianche da dieci euro del Decathlon), pantaloncini e canotta blu scuro slavati ma puliti e stirati da mamma chioccia. Pelle scura, occhi castanissimi e piccoli, davvero davvero bello. Allenamento molto particolare: solo le braccia, e anche poco. Ovviamente questo non passa inosservato ai suoi 'commilitoni' che immediatamente lo interrogano a riguardo. Ebbene... E' atleta agonista di Braccio di Ferro. Si! Esistono! Quando l'ho sentito m'è scoppiata una tenerezza dentro che l'avrei coccolato per un'ora facendogli il solletico e sfinirlo di baci. Arriva il momento della doccia anche per il Popeye di mammà: splendido corpo tonico, snello e olivastro, pudicizia estrema: mutande che scendono solo da dentro la doccia per rientrare pulite solo da dentro l'accappatoio.

Terza puntata: manco i colleghi. Arrivo a palestra semi deserta ed entro nello spogliatoio, e mi becco sto tizio palesemente frocissimo di tre o quattro anni in meno di me. Ho quasi un sussulto, mi si accende una lampadina con tanto di sting! dello starter dei neon.
Nulla di paragonabile a certi pezzi da novanta etero-o-presunti-tali che si aggirano li, ma non ho potuto che abbandonarmi a un sommo DAI CHE CI SIAMO CAZZO.
Tutto sommato carino - fisico asciutto, alto, mediamente pelosetto nelle gambe, forse un po' troppo pallido ma ci si passa sopra. Completamente nudo con l'accappatoio aperto spalcancato che s'asciuga appoggiato al muro sotto il phon a gambe aperte Rock 'n' Roll (AHHH si baby continua così). In tempo zero chiude la vista di tutte le sue grazie che non faccio nemmeno in tempo a scorgere, "ciao", e passa in modalità stealth: rigorosamente di spalle, finisce l'asciugatura in dieci secondi e s'infila le mutande sotto l'accappatoio, scena già vista. Ed eravamo soli. Che tristezza infinita. L'ho rivisto un altro paio di volte insieme a mister sopracciglia con tuta mimetica: sono molto amici, e perfino un cammello si accorgerebbe che ne è innamorato fradicio.

Quarta (ed ultima, ad ora) puntata: cameratismo. Questa volta mentre mi alleno ho intorno principalmente due tizi, semplicemente splendidi, uno tracagnotto che pur non essendo vestito attillato riesce a riempire con le sue grazie tutti i pantaloncini e la canotta fino a farli tracimare (e con essi anche le mie parti basse, dato che avevo perso la facoltà di distogliere lo sguardo). Biondo, sudaticcio e determinato. Poi il suo fedele compare: un tizio magrolino ma definito e spalle larghe - splendido tatuaggio colorato sul braccio dal petto fino al polso, capelli neri, naso un po' sgraziato ma sottile, occhi liquidi marrone scuro, attillato e caviglia fina quanto basta. Più, un emerito, incredibile, sconfinato imbecille - il proverbiale coglione scemo del villaggio, quello a 18 carati, la mezza sega per eccellenza, brutto e brufoloso, viso porcino pur essendo magro da anoressia, guance scavate, bocca da idiota e faccia da schiaffi, che fa il galletto del pollaio. Sempre pronto a commentare qualsiasi minchiata detta e ragazza che transita. L'imbecille e i due carini non si conoscevano, tanto quanto io e loro.

Sta finendo l'allenamento, ed entrano due tipe, due classiche incontrovertibili chiappastrettissime fighette da palestra di quartiere di fighetti. Mormorii vari ma grazie al cielo son talmente fighette (e fighetti loro) che non s'azzardano troppo. Saliamo allo spogliatoio tutti e 4 appassionatamente: io, i due carini e l'idiota di merda.

Non è stato nemmeno necessario varcare la porta dello spogliatoio che l'esordio dell'imbecille deflagra come un petardo sparato nel culo: "Eeee!! É inutile dai cazzo tanto stiamo pensando tutti alla stessa cosa!!! MA AVETE VISTO CHE DUE FIGHEE PORCODDAO CAZZO NN CI SI CREDE BELINNNN" (la mia faccia. Era da immortalare la mia faccia). E io che credevo avessimo toccato il fondo.

"òh comunque piacere eh io sono Enrico" porge la mano, non aspettava altro. La tipica rottura del ghiaccio, il merdone s'è proprio preso l'occasione per attaccare bottone, se l'è costruita avidamente. Rovista un paio di zolle della banalità e ZAC! Piacere, sono Enrico.

Pure uno dei due carini si chiama Enrico, l'altro boh. Intanto mi giro porgendo la mano anch'io, imbarazzato e già scoglionato di dover prendere parte a quest'orrenda interazione, questo pessimo inizio di convenevoli,  questa...  - wooooooosh. Io non esisto.

Ero accanto a loro, gomito a gomito, che mi stavo per togliere i pantaloncini. Si sono stretti la mano scavalcandomi perchè ero in mezzo. Si sono già girati dall'altra parte. Non ero contemplato. Non ero uno di loro. Non ero lí. Il discorso prosegue come se niente fosse.

VAFFANCULO non ho mai visto una cosa del genere (e ne ho girate di palestre). Non vedo l'ora che scada l'abbonamento trimestrale.

Addio ragazzetti vestiti fighi perfino in palestra, timide contaminazioni tra la voglia di strafare ed il senso del dovere, della decenza, della buona creanza. E con la caviglia fina, che bisogna ammettere, avete per davvero.


mercoledì 28 agosto 2013

Sogno di una notte di mezza estate, II

Sto camminando per strada nel centro di Roma (vai a sapere perchè) in pausa pranzo, cerco qualcuno dei miei amici per mangiare insieme. Giornata soleggiata e caotica ma sono preso bene, mi faccio raggiungere da Christian, fratello minore di un tizio del mio quartiere, che nel frattempo è proprio cresciuto, quasi troppo, maschio in piena poco oltre i 20anni, faccia segnata e denti un po' da marcione ma dannatamente, terribilmente sessuale. Barba mezza incolta e abbigliamento sgualcito.

Mi saluta su di giri come al solito ma a sto giro anche lui è preso benissimo, camminiamo per via dei Fori Imperiali e intanto messaggio con Jonathan, amico di vecchia data di entrambi ma più introverso. "Guarda, aah questa èrrRoma!" mi dice esaltato indicandomi le macchine che sfrecciano, la gente che passa parla e ride, gli alberi e il sole, mi mette un braccio attorno alla spalla e cammina strettissimo a me quasi facendomi barcollare. Mi stringe, mi tocca e ride, sa che sono gay e per lui è uno spasso, barcolliamo sempre di più scherzando come due scemi, mi abbraccia mi lecca il collo ridendo poi la guancia, comincia a baciarmi forte sulla faccia divertendosi come un pazzo. Gli faccio resistenza ma fisicamente è quasi impossibile, comincio a urlargli "Piantala Chri guarda che cel'ho barzotto" ma niente da fare, è inarrestabile.

Come due ubriachi entriamo e arriviamo nella stanza dove c'è Jonathan, che ci aspettava seduto a una specie di vecchio scribacchino di legno scuro tipo tavolo da studio da vecchia biblioteca  - bofonchia qualcosa tipo "Oh finalmente ce l'avete fatta" sguardo stralunato e di sufficienza mezza scherzosa. Io non so come, con un pennello da verniciatore in mano, parlo di dove potremmo andare a mangiare e comincio a spolverargli la scrivania tirando via un dito di sporcizia e sabbietta, ma manco un istante e ci si siede sopra Christian a gambe aperte, senza pantaloni, con un paio di slip di cotone grigio chiaro consunti e castigatissimi che fasciano un cazzo che sta esplodendo, con le palle mezze fuori dell'elastico ai lati - qualcosa di assurdo, uno spettacolo da mani nei capelli. Io sgrano gli occhi, sempre mezzo in botta dalla ridarella, e dico a Jonathan "Ecco vedi? Vedi? Quessssto si... " allungo le mani sempre spennellando la scrivania in mezzo alle gambe di Christian avvicinandomi a quel popò di bendiddio, mentre Christian aspettava divertito e con la faccia in estasi -

Jonathan si alza di scatto e sbotta urlando "EDDAI! ENNO'! RAGAZZI, NO!"

 Mi sveglio.

domenica 18 agosto 2013

Eccheccristo.

Sono in spiaggia da tutt'altra parte del Tirreno, cotto che non ho le forze di guardarmi intorno. Trilla Whatsapp.

Tàntùntìn.
Tàntùntìn.

Tàntùntìn. Tàntùntìn.

E come intuìsco dalla garganella, si, è proprio lui... Il maledetto rompicoglioni di un migliore amico logorroico, infoiato e tornato single (con affetto eh!). Pure lui al mare, mi chiedo proprio cosa ci sia.


Tàntùntìn.
Tàntùntìn.

3 foto di un tizio che si contorce sull'asciugamano, sui 35, capelli a spazzola, tronco scolpito alla Men's Health, culo che parla. "Quello carpioni" (miraccomando), aggiunge.


gli dico. In effetti è da barzottello.


Ci scambiamo spesso foto di bei trugni rubacchiate in giro e poi le commentiamo come cagnette in calore, ma questo mi puzza di qualcosa. Lo descrive sbrodolando come un'ossesso e chiude con «me lo sto puntando da un po'».



gli chiedo.




Sorpreso che non m'abbia risposto "ma suvvia, sciocchina!", mi giro dall'altra parte e torno a farmi annientare dalla canicola.

Passano 20 minuti, 19 e qualche secondo per la precisione.

Tàntùntìn.






Si, si sono scambiati il numero.



giovedì 8 agosto 2013

Tornando dalla pausa pranzo,

era dall'altra parte della strada. Vans basse, nere e bianche e logore.

Queste:
Jeans corti fino a poco sopra il ginocchio, appena attillati, sul blu-azzurro molto stinti quasi bianchi.
Blandissima tshirt grigia, nè attillata nè disegnata, casco slacciato in testa alla bell'e meglio, camminata ciondolante.

A volte basta davvero poco per essere Dio.

Pensateci, la prossima volta che prima di uscire passate 45minuti a scegliere la canotta giusta che s'intoni con le striature delle adidas fluorescenti a stivaletto, abbinando quei pantaloni che fasciano perfettamente il culo con l'elastico dei boxer tenuto al giusto millimetro d'altezza. Quelli che poi vi fanno morire, non sono così.