venerdì 14 novembre 2014

In piscina accadono grandi cose


Di palestre ne ho girate, bendidii e relative assonanze non posso negare di averne visti. Mi sono fatto abbondantissime seghe mentali (e non) rielaborando certe visioni sudaticce tra pesi e canottiere molto ariose, sagome di uomini addosso a una finestra con indosso solo peli, boxer e fantasmini bianchi... Ma quella della piscina è una dimensione tutta sua. Il clima è diverso, i canali sono diversi, la ricettività: ci sono tempi più lunghi, tutto è più laborioso e improbabile, ma i mondi che può schiuderti, in palestra te li sogni. Chissà poi perchè, forse per la cadenza rituale con cui ci si vede negli spogliatoi, sempre tra gli stessi compagni di nuoto, condividendo gli stessi gesti ripetuti come un mantra. O forse per il fatto che si è costantemente tutti insieme quasi tutti nudi e tutti con tutto in moto. Ma è uno spirito sfuggente quanto denso da tagliare col coltello. 

Esattamente una settimana fa, fine dell'allenamento del martedì. Esco come al solito per primo dalla vasca esausto e infreddolito e corro negli spogliatoi. Arrivandoci per primo in genere non trovo nessuno (quelli che fanno corso con me poi arrivano alla spicciolata), se non qualche lupo solitario che fa balneazione libera e per pura combinazione ha finito poco prima di me. Ma stavolta sento parlare quando arrivo alla porta. E non ero affatto preparato a quel che mi sarei trovato davanti.

Uno, avrà la mia età. Alto, forse 1,80. Asciutto, castano, carnagione scura e scolpito come nei migliori porno di ventenni americani (ma senza il segno della mutanda sull'abbronzatura), molto poco peloso. Categoria che solitamente non mi muove un pelo. Ma.

Quasi un po' innervosito dai suoi modi spicci, cerco di osservarlo mentre parla col suo compare, e mi s'accende una lampadina. È un viso noto, ha fatto la mia scuola, sicuro.
Viso tagliente, terribilmente tipico del tamarro ponentino figo genovese, ma di una perfezione ipnotica. Un filo di barba curatissima, capelli corti e il demonio negli occhi. È difficile capacitarsene, è un dio. Nonchè uno che sa l'effetto che fa, e quando te lo fa sono cazzi tuoi. Di quelli che si limitano a guardarti contorcere, studiandoti scientificamente per autovalutarsi con precisione. Una quantità indefinita di tribali tatuati su braccia e gambe, ma spicca un sole maya sul petto, colorato.

L'altro... Eh l'altro io lo conosco, l'amichetto. L'ho già visto molte volte e sono pronto a scommettere che anche lui venisse nella mia scuola, più dell'altro. Più basso, più robusto, più peloso ma totalmente depilato sul torace (un enorme alone grigio segnava i caduti). Viso molto più coi piedi per terra, brufoloso e un po' mascellone, ma scolpito anche lui come si deve. Inevitabilmente, per principio del contrasto, m'è parso abbastanza bruttino al cospetto di Diocolsoletatuato, ma non era poi così male in realtà.

Quel che succede è che, chiacchierando, si buttano sotto la doccia senza costume.
E parte la moviola.

Mi spoglio del tutto anch'io (ovviamente) come se cominciasse il gioco e dovessi sbrigarmi per non essere squalificato, mi fiondo sotto quei tubi appesi al muro stretti stretti senza paratie in questo stanzino claustrofobico che sono le docce (qui si è sempre gomito a gomito). E credo di aver fatto lo smarrone più grande della mia vita, per quanto io me lo dica ogni volta. Gli occhi fanno ping pong, su e giù, la gamba tatuata liscia e abbronzata, la gamba tozza e pelosa dell'amico pallido. Scivolano su quei ventri bagnati statuari, poi s'aggrappano, inesorabilmente, a quei due uccelloni rigonfi e febbrili, e alle loro corone di pelo.

Diocolsoletatuato lo aveva semplicemente perfetto. Lungo ma non enorme, non tozzo. Affusolato e arrotondato talmente a regola d'arte che era pura poesia della forma. L'Amichetto, invece, si. Lui s'è preso la sua vendetta. Una nerchia da castigo. Grosso, nerboruto e arrogante. Dio, l'invidia che ho per quelli che ce l'hanno già grosso da moscio. Le gambe durissime, gonfie e più pelose facevano il resto. Stavo facendo il bagno nel testosterone. 

Un tocco a destra, uno a sinistra, uno sguardo alla visione d'insieme, uno zoom su quei due salsicciotti incredibili. Un incendio. Indemoniato parevo. Ma come potrei apparire, io, in una situazione del genere? Come mi vedrei dall'esterno? Potrei darmi all'eremitaggio solo per l'imbarazzo.

Forse chiacchieravano amabilmente o forse stavano zitti, non avrei mai potuto farci caso. Resto sotto quella doccia una maledetta eternità, fin quando non riacquisto la lucidità di capire che è ora di darci un taglio e riesco ad uscire senza essermi preso delle legnate (traguardo considerevole e tutt'altro che scontato), comincio ad asciugarmi.

Pochi secondi dopo anche l'Amichetto esce dalla doccia, trotterellando l'uccellone nell'aria mentre cammina verso le panchette. S'asciuga e si prepara in tempi record, mentre Diocolsoletatuato continua a godersi la doccia come se avesse scoperto una fonte termale.

Continuo a prepararmi, e di tanto in tanto do una spiata alle docce. Continua a godersi la doccia.
Si massaggia e s'insapona con trasporto, a mo' di ragazzo immagine.

Ormai sono quasi vestito del tutto, e lui si sta ancora godendo la doccia, è nel pieno del suo spettacolo a tempo che deve portare in fondo per non deludere il pubblico pagante.

Poi succede qualcosa che non sono ancora riuscito a spiegarmi del tutto (forse non riesco a credere che si tratti davvero di quella spiegazione). L'amichetto comincia a spronarlo. "Ou hai finito??". Nessuna risposta, continua a docciarsi. 

"OH ANDIAMO??" (Gelosia...? Competizione? Oooh ma non si fa).

Finalmente si trascina agli accappatoi ed esce. Io ormai potevo già essere arrivato a casa, e non so con che sfrontatezza io sia riuscito a dissimulare e trascinare i tempi per restare ancora lì. Si asciuga, si mette dal phon a parete e si toglie l'accappatoio. S'asciuga ancora un po' e si mette gli slip. E quando qualcuno del genere ti fa lo show di mettersi slip davanti a te... è difficile rendere l'idea della frustata in faccia. Provo a fotografargli i piedi col cellulare, ma quel punto devo decisamente andarmene.

Arriviamo ad oggi.

Spalanco la porta dello spogliatoio col friccichìo ner core che stavolta qualcosa si manifesterà, perchè me lo sento come un macigno, e inconsciamente sto cercando fortissimo di non pensarci. 
Tempismo quasi perfetto. Tutto soletto trovo nientemeno che l'Amichetto, e lì per lì mi salta una coronaria (ma non me ne accorgo più di tanto, ero già in botta di adrenalina da prima di entrare. Tutto è fluido). 

Si sta già rivestendo, ma non è troppo tardi per godere di quello che, nonostante la settimana scorsa, sarà davvero lo spettacolo più diabolico che i miei dolenti occhi abbiano mai dovuto sopportare. 
A gambe aperte, seduto sulla panchina, traffica nella borsa per mettersi i calzini con quell'assurdo, stupefacente uccello carnoso che spinge di lato proprio nell'orlo di un paio di boxer consunti, sfibrati grigi da mercato. Esattamente nella zona di vedo non vedo, metà è pacco, metà è puro cazzo in penombra. Ed esattamente la zona dove sbatte a schiocco il mio sguardo con tanto di flash, una telecamera di sicurezza col puntamento laser. Solita storia, non imparerò mai, puttana troia.
Conscio di aver di nuovo perso il controllo, cerco di rimediare rialzando subito si gli occhi (un subito piuttosto relativo)... Per trovarci lui che mi sta fissando. 

- sorriso - *wink, occhiolino
"Ciao"

Cristo di Dio (1). 

Sono ufficialmente in preda alla tachicardia, e realizzo che devo ancora capire molte cose. Sia di come si possa allenare veramente il self-control, sia di quanto serva realmente farlo. Perché mi pare evidente che ci sono volte in cui tradirsi è semplicemente necessario, pena, che tutto resti lettera morta.

Mi infilo in doccia prima di fare lo smarrone del secolo (altro che della mia vita), e mi tolgo il costume come lui e il suo amico (ed io) la scorsa volta. Alla spicciola arrivano gli altri del corso, e scosso come sono riesco a buttare gli occhi solo per vederlo, a torace nudo ma coi jeans e le scarpe da maiale, che si avvicina allo specchio per compiacersi di quel corpo di cui a stento si trovano simili anche nei siti di foto buoni. 

E pensare a come apostrofava Diocolsoletatuato petulandolo di "andiamo?" mentre si compiaceva per tutto lo spogliatoio... Competizione? Oh... ma non si fa.

Finita la doccia trovo il coraggio di buttargli una briciola di marzapane. 
Sono goffo, ma intravedo margini di miglioramento.

"Ma tu hai fatto il Calvino?" dico, ostentando sicurezza con voce un po' troppo piena.

Si gira un po' teso: "No no io no"

"Ah... Ok. E' che mi pareva di averti visto troppo tempo fa ma non ricordo dove"

"Il mio amico dell'altra volta, lui si ha fatto il calvino" Cristo di Dio (2). 


1. Ha presente la scorsa volta. 
E' esistita la scorsa volta.

2. Sa che ho ben presente il suo amico.

Merda.


"bla bla, che corso fai tu? / da bagnino, si si utile, uh quanto costa?"
"ah si ci trovi lavoro d'estate, eh si sai bla bla."

Conclude la vestizione.
'Ciàaoò!' 'Ciao'

Nel frattempo un mio compagno di nuoto inanella una delle sue serie di raffinatezze da manuale: Boxerini corti ma un po' sfondati a spesse righe orizzontali blu e marroni intervallate di bianco. Calzini di cotone grigi che più grigi non si può, uniformissime e senza fronzoli dalla punta all'elastico (anzi non hanno manco quello). Pantaloni di velluto spessi a costine ma dal taglio baggy color crema-grigetto. Camicia azzurro cielo chiaro con inframezzi in Tartan nelle cuciture, interno collo e maniche. Cardigan crema-grigio quasi come i pantaloni, solite scarpe e giacchetto di pelle.

Dies aureo signanda lapillo: 14 febbraio 2012.
E no, non li ho mai più rivisti.

mercoledì 24 settembre 2014

La chiappa imburrata come statement di virilità




Certo che visto da fuori devo essere un vero spasso per l'ego di chi ho davanti... Appagamento & Gratificazione S.p.A - Satisfaction guaranteed.
Oppure un pericolo senza precedenti.

Di sicuro nel mio sguardo c'è qualcosa che decisamente non va. Lo so, ne ho già parlato, è indiscreto, bla bla bla, ma sto raggiungendo il livello di guardia, qualcosa è fuori dal mio controllo e questo non è buono. Chi ha confidenza non si risparmia (molesto, sguardo da stalker o peggio mi da del maniaco, arrossendo  in preda all'imbarazzo supplicandomi di smetterla), ma non gli ho mai dato troppo peso. Dopotutto se non ci si sfotte tra amici, che mondo sarebbe? Un po come la Nutella.
Il problema è quando questo succede mentre non sto facendo niente, o meglio, sto facendo tutto il possibile per dissimulare oppure non mi sembra affatto di manifestare particolari attenzioni.

Premetto che, per quanto un po' autoimposto e ingessato, posso definirmi maschile. Certo, i tamarri da spogliatoio sono un'altra cosa, ma resto comunque anni luce dalla macchietta del femminiello che sospira con gli occhi a cuoricino (o peggio, la checca aggressiva che ti fissa in una posa improbabile, magari strizzandoselo senza pudore). 

Ma nonostante questo sforzo automachista per rendermi appetibile a chi mi appetisce (l'assioma "i gay sono gay perchè attratti da M-A-S-C-H-I, quindi se vuoi attrarre, vedi di essere tale"), deve esserci un bug nel sistema. Non funziona, e sono più i problemi che i vantaggi. Eppure ormai penso di aver capito quando è meglio non guardare troppo: sguardo assente, due pennellate con gli occhi poi bon. Li tieni nel cono di visibilità senza puntarli, così, giusto nel caso di non perdermi qualche chicca (maglietta che si alza, boxer che si intravede o gioca con i piedi nelle infradito) e si evitano i problemi. Nonostate ciò, qualcosa fa suonare più allarmi di una rapina in banca. 

Quando mi va di lusso, che non ricevo botte di "cazzo guardi?", qualcuno sa regalare delle vere gioie. Come l'heteros splendidissimus vanesius, quello che prima ancora che possa sembrare di averti visto, senza nemmeno aver considerato la tua presenza, sa che ha i tuoi occhi. E si stiracchia mostrando la peluria sul pancino, o si gratta le palle al punto giusto, inorgoglito dall'attenzione prestata alle sue gentleman parts da quello che, in fin dei conti, è un collega... O che avendo capito al volo appena prendo il cellulare in mano dissimulando a più non posso che gli sto facendo una foto, si mette in posa plastica, monta il broncio sexy, guarda nell'obiettivo e sorride! SI! MI E' CAPITATO ANCHE QUESTO. L'apice è stato alla Lepre (poi mi si chiede perchè adoro l'estate) - un tizio che tenevo d'occhio da un po', compagno casuale di varie scorribande da dancefloor, molto arrapante, di quegli hipster avvinazzati che girano coi capelli corti e qualche treccina dietro, borsa di stoffa e infradito perenni, deve aver notato quanto gli ho guardato i piedi. Dehors affollato, ero seduto al tavolino in mezzo agli amici, lui in piedi accollato alla sua cavalla di turno. Con estrema nonchalance prende e appoggia il piede, nudo, ornato di braccialetto di spago colorato alla caviglia, sopra al mio tavolo giusto accanto alla mia birra. Per un bel po, giocherellando ogni tanto muovendo le dita. Ora. Immaginatevi la scena. Il minimo che può aspettarsi un qualsiasi sconosciuto che prende e si sfila la ciabatta e appoggia un piede sul tavolo a cui è seduto un gruppo di altri maschi è un pugno in faccia di quelli da manuale del Kumite. E non possiamo dire che questo lui non lo abbia saputo. Lascio perdere a cosa io invece stessi pensando, lascio perdere la faccia che avevo in quel momento e l'erezione mostruosa che mi pulsava in mezzo ai jeans. Ricordo solo di aver delirato qualcosa all'orecchio del mio migliore amico sul fatto che per la prima volta io stessi vivendo seriamente un porno.

Si, quelli che non mi danno l'idea di essere rischiosi da guardare sono decisamente un altro capitolo. Sguardo al viso, l'espressione mi si distende di stupore arrapato e scendo immediatamente verso le gambe. In qualche millisecondo risalgo al bacino e il pacco è mio. E lì, se qualcosa si intravede, la mascella cade oscena, tutto sommato è la fine. 

Ma cos'è che mi tradisce così tanto?

Ipocrita. Ok, la maschera è calata. Si, è brutto da dire, ma il problema pare sia proprio lo sguardo da maniaco. Sguardo che posso immaginare quanto disorienti. Ma resta spaventoso come lo rilevino immediatamente, a volte prevedendolo prima ancora che avvenga. Come cazzo fanno?? Come se riconoscessero istantaneamente il loro stesso sfacciato, spudorato, eterissimo sguardo da cacciatore allupato, ma rivolto a loro. Non minaccioso, eppure così maschile, eppure così rivolto ai maschi, i maschi innamorati come me, ai maschi innamorati come te, quali emozioni, quante bugie.

Quindi scatta il cortocircuito, il meccanismo di sicurezza, il salvavita. Comportamento inusuale ma non per questo meno istintivo: l'esibizione della donna, non più per difendere lei come proprio possedimento dalle insidiose avances di un contendente, ma per difendere se stessi.

Giusto per dare l'idea, to paint a vulgar picture: fine agosto. Ero in spiaggia. Cammino sul bagnasciuga, tutto sommato tranquillo e nemmeno troppo a caccia, mentre noto a una quindicina di metri un bellissimo paio di gambe pelose stese sull'asciugamano, con due splendidi piedonzi che facevano capolino rivolgendomi la pianta (per-fet-ta) dritto in faccia, quasi mi stessero chiamando. Non faccio nemmeno in tempo a risalire quel glorioso paio di gambe fino al pacco nel costume che con un colpo da maestro (senza esagerare, in una frazione di secondo) un copioso spruzzo di crema solare inonda la chiappa della ragazza stesa a fanco - SHPAF! La mano atterra con una schioccata porcosissima, facendo collassare e rimbalzare quel popò di panettone abbronzato (nonchè trasalire la malcapitata), spalmando e imburrando voluttuosamente, col più sordido e spavaldo dei sorrisini. Come a dire: "Capito frocetto? Oh si... proprio così... questa è la mia puttana". Strike. Polverizzato.

Bof. Più sento storie, più non posso negare con malcelato orrore (invidia, stupore e rabbia) che gli efebici e gli effemminati, quelli viscidi e provoloni, anche se spesso bruttini e sgraziati hanno parecchio più successo del sottoscritto. Come se il mio prezioso assioma, il dogma da cui sono sempre partito, sia da rivoltare totalmente: "I gay sono gay perchè attratti dai M-A-S-C-H-I, quindi vedi di essere tale se vuoi attrarre" ...chi? I gay, mio caro. Era quello il soggetto.
Ecco il bug. Al massimo i gay maschili, ma non i maschi non gay. E la nemesi ne è così lampante: "Gli etero coglierebbero potenzialmente ogni buco che respira purchè non sia M-A-S-C-H-I-O. Ergo, è necessario non esserlo".

E questo spiega anche come sia possibile che una buona metà degli suddetti non si faccia grossi problemi a scopare trans/travestiti (a volte anche farsi scopare... puntini puntini puntini... puntini).

Uccidendo senza appello il politically correct - dove sono finiti i veri truzzi incattiviti di una volta? Il maschio maschilista e prevaricatore che disprezzava genuinamente l'effemminato? Quello che se doveva farsi una sega con un amico, o qualcosa di più nelle sperimentazioni della beata adolescenza senza esperienze, senza chat, senza Badoo e senza Cam4, lo avrebbe fatto con l'amichetto uguale a lui, col compagno di marachelle, con quello che lo faceva sentire a suo agio e meno vulnerabile, non con la checca?

Io ci ho provato in tutti i modi, ma non c'è stato verso. Perfino gente che s'è fatta fare delle gran pompe da bulicci patentati, con me non ne ha voluto sapere. E' come se io non fossi credibile - come se con me non avesse senso, come se a fargli una proposta indecente fosse stato un giovane zio o un fratello... Con l'amichetto frocio alla fine si, dai... Poi apprezzo che tu non sia effemminato, ma con te no!

Io finirò al manicomio.

Almeno lui ha avuto il buongusto di calarsi le sue di braghe per ostentare le proprie grazie.
Questo si che l'avrei apprezzato, dopotutto non è la chiappa di chi hai a fianco a renderti più uomo.


mercoledì 26 febbraio 2014

Mano morta, bussa alla porta

..bussa 'l portòn,
sciaff 'l padron!

Sul treno/bus, accalcati e nevrotici, avvinghiati ai pali di sostegno per resistere a curve, frenate e accelerate della guida di città. Una mano è alta che si regge al palo, l'altra spunta dalla tasca dei jeans un po' per riposarsi, un po' a tastare che ci sia ancora il portafoglio. E passa l'amico del giaguaro, magari in tuta, magari in jeans, quello che deve scendere alla prossima e si divincola in preda all'ansia di non riuscire a scendere in tempo ("Permesso... permesso scusi..."), schiacciato dalla folla davanti dietro e tutt'intorno te lo sbatte addosso, appoggiando il pacco proprio dove hai la manina che si riposa. Viceversa, l'imbarazzantissimo momento in cui un'inchiodata ti spinge col pieno pube addosso alle natiche di chi ti ritrovi davanti, specie se una giovane donna in leggings, da cui rischi di prendere pure un ceffone nonostante la "piacevolezza" dell'episodio in sé.

A ballare in un posto affollato e sudaticcio, colmo di gente presa a dimenarsi come non ci fosse un domani o che passa distrattamente col drink in mano per raggiungere gli amici dall'altra parte, sballonzolando a tempo di tunz tunz, cozzando l'uno contro l'altro mano contro fianco, schiena. Natiche. Coscia. Talvolta persino li.

Le vie della disperata ricerca di un contatto possono essere davvero tante. E, come la prima volta che scoprii il cruising agli orinatoi a muro, sono arrivato agli sgoccioli dei miei '20s per scoprire che certe situazioni, quei corto-circuiti tra i due universi che ho cercato tutta la vita come un Donnie Darko di quartiere, esistono. 

Casualità. Contatti che capitano centinaia di volte inavvertitamente, talvolta senza farci neppure caso, come è giusto che sia. 

O no?

261, dove è successo per la prima volta, e al momento forse l'unico posto dove è successo davvero.

Ballavo, ubriaco ma neanche troppo, e per naturale distribuzione casuale mi sono ritrovato a dimenarmi accanto a un tizio d'un paio d'anni in meno di me, uno di quei furbetti coi capelli chiari arruffati, tshirt svolazzante e jeans strappati ciondolanti a vita bassa. Quelli poi te li trovi a ronzare in giro per la città su un vespino restaurato di quarant'anni fa e l'Eastpak sulle spalle. Ci scontro con la mano a metà tra chiappa e coscia, niente di che. Certo, non m'è spiaciuto ma manco gli ho dato troppo peso, non l'ho fatto apposta. Però non mi sono spostato
Tunza tunza parapatunza, balla per me balla balla tutta la notte sei bella, la mano dove non avevo il drink resta giù ad altezza vita. Le sue chiappe si avvicinano di nuovo - ma meno scontrosamente e molto più pigre nel riallontanarsi. Non sono sicuro di aver capito tutto in quella frazione di secondo , ma è scattata la lucidità di giocarmela. Tenere la mano bassa era solo il pre-test, passato il quale era il caso di rispondere al feedback. Quindi, cautamente (e guardando molto intensamente in tutt'altra direzione - cosa importantissima), mi sono avvicinato io strusciando leggermente il dorso della mano sui suoi jeans, lasciandomi trascinare dalla musica e senza fare movimento alcuno che potesse sembrare volontario ma totalmente, accuratamente casuale.

Da lì in poi ogni incontro coi suoi jeans si faceva sempre più frequente, pressato, strofinato, appoggiato, fino al momento magico in cui, girandosi, mi offre un pieno abbraccio del suo pacco barzottissimo schiacciandomelo sul polso. Ero sull'orlo di un infarto. Anche quando poco dopo è uscito dal locale e mi sono precipitato a seguirlo con una sigaretta in mano nella romanticissima illusione di attaccarci bottone, e l'ho visto raggiungere la sua ragazza e sbaciucchiarsela. Baci e abbracci, mi scorge e mi lancia un ultimo strano sguardo misto di sorpresa, imbarazzo e sfida.

Non ho mai più tenuto le mani al di sopra la linea di cintura quando sono stato a ballare.

E' successo ancora qualche volta. Tre o quattro stranieri/turisti/erasmus in preda ai fumi di fiumi di alcol, un tizio incamiciato che ancora me lo sogno la notte (ma che si è concesso poco) e un paio di vecchie volpi di mia conoscenza, tutt'altro che etero, che devono aver mangiato la foglia. Ma è stato bello lo stesso.

Non dimenticherò mai la volta in cui uno dei suddetti volponi (qualcosa di inenarrabile, un armadio di manzo a 4 ante con tshirt attillata e jeans corti attillati ancora di più) m'ha investito appena entrato nel locale guardandomi negli occhi. Cammina a falcate così grosse che in 4 passi attraversa la stanza, prendendo perfettamente la mira. Pochi secondi e sbam - mi schiaffa in piena mano un pacco mostruoso, vivo, gonfio di aspettative per la serata. Aspettative deluse a quanto pare: arrivato solo, è andato via solo... ma si è lasciato un po' seguire per i vicoli, girandosi compiaciuto a controllare che io non mollassi la preda, salvo poi defilarsi in prossimità di casa. Peccato.

Eppure, miseria ladra, è un trucco vecchio di secoli.

mercoledì 23 ottobre 2013

Perbenismo da spogliatoio

Ok, lo ammetto: mi sono iscritto in questa palestra per lui. Per carità, dovevo iscrivermi comunque, ma la scelta del posto è ricaduta qui (nonostante altri migliori, più vicini e a minor prezzo) perchè è un prurito che mi dovevo togliere. Da anni.

Pallido, magrino e imberbe ma viso tagliente e occhi da furbetto che decisamente no, non me la raccontano giusta, avrà un anno o due in meno di me ma già da parecchio prima di me scorrazzava in moto con annessa tuta fetish. Quando in borghese, invece, è il truzzo raffazzonato da manuale: jeans strettissimi che comunque non riempiva, scarpe non male con annessi tamarrissimi calzini bianchi, capello ingellato all'inverosimile e sorriso sfuggente e storto tutt'altro che 'mentadent'. Aggiungiamo che ha fatto per qualche anno il benzinaio e il quadro è completo - la mano sa istintivamente dove andare. Veramente ma veramente stupido, ignorante intronato peggio di una mela [ndr: sul suo Facebook ha pure messo mi piace alla pagina di Gigi D'Alessio] - ma non me frega un cazzo. Anzi.

L'ho già visto mano nella mano con la fidanzatuccia al centro commerciale, ma l'ho pure incontrato a sculettare incerto in serate gay, e le impressioni perentorie di qualche mio amico ("Quello? Ma se è inequivocabilmente gay, e fa pure schifo!") mi hanno incoraggiato.

Sgombriamo però il campo da qualsiasi aspettativa: in palestra l'ho incontrato il primo giorno, mentre io entravo lui usciva. Basta, mai più rivisto, quasi un segno del destino. Non so se ha deciso di far orari completamente diversi per non rischiare di incrociarmi neanche per sbaglio (probabile, visto che il mio celebre sguardo ultra-discreto l'ha già sondato parecchie volte) o se è stata la sua ultima volta li dentro. Beh, amen - Il minimo che potessi fare era rassegnarmi e guardarmi intorno. Dopotutto sono a Pegli: la capitale di ponente del fighetto, niente di meno, l'El Dorado dei bravi ragazzi figli di papà e di mammá, freschi curati e sani nel più piccolo e insignificante dettaglio, isola felice fuori dalla suburra del vizio e del degrado. Proprio quello che son sicuro loro guardino con malcelato desiderio.

Ma nonostante la delusione c'è di che consolarsi.

Va bene, provo a fare un po' di allenamento in questo salotto di 20mq stipato di gente gomito a gomito, 5/6 attrezzi in croce caduti in disgrazia, manubri rugginosi, tapis roulant che vanno a scatti (da grippare il cervello) e non un fottuto angolo dove fare addominali. A volte mi chiedo come possa esserci a Pegli una palestra del genere ed essere pure piena.

Peccato (strano) per gli spogliatoi (leggi: un bagno più piccolo di quello di casa mia con tre docce affiancate e rigorosamente chiuse con plexiglass zigrinato e due panche traballanti ad angolo che tappano una finestra che avrebbe tanto bisogno di restare aperta). Ma va bene, stringiamo i denti. Anzi spogliatoio piccolo, vicinanza forzata, mi dico. Certo. Inizialmente (primi di settembre) gente non ce n'era moltissima e nonostante la piccolezza era quasi impossibile incrociare qualcuno che andasse a cambiarsi nello stesso momento in cui andavo io. Poi i ritmi si sono rinvigoriti e la palestra affollata, inevitabilmente qualcuno ho cominciato a beccarlo.

Prima puntata: il grande amico di lui, decisamente non male, molto più armonioso e proporzionato nonostante le sopracciglia un po' troppo rifatte. Tonico e compatto, mi ha letteralmente fatto impazzire per i pantaloni della tuta verde mimetico che indossa continuamente, con gli elastici grossi alle caviglie.
Comincia a spogliarsi, rapido e pratico, fino a rimanere in boxer (per pochissimo tempo). Si fionda in doccia e con un gesto da maestro riesce a toglierseli da dietro la porticina in plexiglass e a posarli sulla panca senza mostrare un centimetro di pelo (al) pub(bl)ico. Per fortuna il vetro di plexiglass lascia intuire molte cose mentre si lava, specialmente di profilo, ma non fa che accrescere l'acquolina di vedere qualcosa in più. Sento l'acqua chiudersi, e lo aspetto al varco: si apre di qualche centimetro la porticina, allunga il braccio fino all'accappatoio e se lo tira dentro la doccia cominciando ad asciugarsi chiuso dentro. (...) Esce, bello rinfrescato e fiducioso, e dopo essersi asciugato bene dandomi rigorosamente le spalle, s'infila le mutande pulite con l'accappatoio addosso, solo allora lo lascia cadere per finire di rivestirsi, chiudere la borsa "ciao..." biascicato di circostanza che più di circostanza non si può, e via. (Il copione si ripete ciclicamente).

Seconda puntata: Popeye. Mi alleno tutta la sera in mezzo a ragazzetti loquaci che bene o male si conoscono di vista, tra cui questo diciotto / diciannovenne che pare avulso dal mondo di lustrini e paillettes della capitale d'avorio. Intanto non posso non notare che, poretto, gli manca un molare. Calmissimo, pasoliniano - un ritratto della virilità placida: capelli rasati a spazzola senza crestino nè fronzoli, scarpe letteralmente da ginnastica (quelle bianche da dieci euro del Decathlon), pantaloncini e canotta blu scuro slavati ma puliti e stirati da mamma chioccia. Pelle scura, occhi castanissimi e piccoli, davvero davvero bello. Allenamento molto particolare: solo le braccia, e anche poco. Ovviamente questo non passa inosservato ai suoi 'commilitoni' che immediatamente lo interrogano a riguardo. Ebbene... E' atleta agonista di Braccio di Ferro. Si! Esistono! Quando l'ho sentito m'è scoppiata una tenerezza dentro che l'avrei coccolato per un'ora facendogli il solletico e sfinirlo di baci. Arriva il momento della doccia anche per il Popeye di mammà: splendido corpo tonico, snello e olivastro, pudicizia estrema: mutande che scendono solo da dentro la doccia per rientrare pulite solo da dentro l'accappatoio.

Terza puntata: manco i colleghi. Arrivo a palestra semi deserta ed entro nello spogliatoio, e mi becco sto tizio palesemente frocissimo di tre o quattro anni in meno di me. Ho quasi un sussulto, mi si accende una lampadina con tanto di sting! dello starter dei neon.
Nulla di paragonabile a certi pezzi da novanta etero-o-presunti-tali che si aggirano li, ma non ho potuto che abbandonarmi a un sommo DAI CHE CI SIAMO CAZZO.
Tutto sommato carino - fisico asciutto, alto, mediamente pelosetto nelle gambe, forse un po' troppo pallido ma ci si passa sopra. Completamente nudo con l'accappatoio aperto spalcancato che s'asciuga appoggiato al muro sotto il phon a gambe aperte Rock 'n' Roll (AHHH si baby continua così). In tempo zero chiude la vista di tutte le sue grazie che non faccio nemmeno in tempo a scorgere, "ciao", e passa in modalità stealth: rigorosamente di spalle, finisce l'asciugatura in dieci secondi e s'infila le mutande sotto l'accappatoio, scena già vista. Ed eravamo soli. Che tristezza infinita. L'ho rivisto un altro paio di volte insieme a mister sopracciglia con tuta mimetica: sono molto amici, e perfino un cammello si accorgerebbe che ne è innamorato fradicio.

Quarta (ed ultima, ad ora) puntata: cameratismo. Questa volta mentre mi alleno ho intorno principalmente due tizi, semplicemente splendidi, uno tracagnotto che pur non essendo vestito attillato riesce a riempire con le sue grazie tutti i pantaloncini e la canotta fino a farli tracimare (e con essi anche le mie parti basse, dato che avevo perso la facoltà di distogliere lo sguardo). Biondo, sudaticcio e determinato. Poi il suo fedele compare: un tizio magrolino ma definito e spalle larghe - splendido tatuaggio colorato sul braccio dal petto fino al polso, capelli neri, naso un po' sgraziato ma sottile, occhi liquidi marrone scuro, attillato e caviglia fina quanto basta. Più, un emerito, incredibile, sconfinato imbecille - il proverbiale coglione scemo del villaggio, quello a 18 carati, la mezza sega per eccellenza, brutto e brufoloso, viso porcino pur essendo magro da anoressia, guance scavate, bocca da idiota e faccia da schiaffi, che fa il galletto del pollaio. Sempre pronto a commentare qualsiasi minchiata detta e ragazza che transita. L'imbecille e i due carini non si conoscevano, tanto quanto io e loro.

Sta finendo l'allenamento, ed entrano due tipe, due classiche incontrovertibili chiappastrettissime fighette da palestra di quartiere di fighetti. Mormorii vari ma grazie al cielo son talmente fighette (e fighetti loro) che non s'azzardano troppo. Saliamo allo spogliatoio tutti e 4 appassionatamente: io, i due carini e l'idiota di merda.

Non è stato nemmeno necessario varcare la porta dello spogliatoio che l'esordio dell'imbecille deflagra come un petardo sparato nel culo: "Eeee!! É inutile dai cazzo tanto stiamo pensando tutti alla stessa cosa!!! MA AVETE VISTO CHE DUE FIGHEE PORCODDAO CAZZO NN CI SI CREDE BELINNNN" (la mia faccia. Era da immortalare la mia faccia). E io che credevo avessimo toccato il fondo.

"òh comunque piacere eh io sono Enrico" porge la mano, non aspettava altro. La tipica rottura del ghiaccio, il merdone s'è proprio preso l'occasione per attaccare bottone, se l'è costruita avidamente. Rovista un paio di zolle della banalità e ZAC! Piacere, sono Enrico.

Pure uno dei due carini si chiama Enrico, l'altro boh. Intanto mi giro porgendo la mano anch'io, imbarazzato e già scoglionato di dover prendere parte a quest'orrenda interazione, questo pessimo inizio di convenevoli,  questa...  - wooooooosh. Io non esisto.

Ero accanto a loro, gomito a gomito, che mi stavo per togliere i pantaloncini. Si sono stretti la mano scavalcandomi perchè ero in mezzo. Si sono già girati dall'altra parte. Non ero contemplato. Non ero uno di loro. Non ero lí. Il discorso prosegue come se niente fosse.

VAFFANCULO non ho mai visto una cosa del genere (e ne ho girate di palestre). Non vedo l'ora che scada l'abbonamento trimestrale.

Addio ragazzetti vestiti fighi perfino in palestra, timide contaminazioni tra la voglia di strafare ed il senso del dovere, della decenza, della buona creanza. E con la caviglia fina, che bisogna ammettere, avete per davvero.


mercoledì 28 agosto 2013

Sogno di una notte di mezza estate, II

Sto camminando per strada nel centro di Roma (vai a sapere perchè) in pausa pranzo, cerco qualcuno dei miei amici per mangiare insieme. Giornata soleggiata e caotica ma sono preso bene, mi faccio raggiungere da Christian, fratello minore di un tizio del mio quartiere, che nel frattempo è proprio cresciuto, quasi troppo, maschio in piena poco oltre i 20anni, faccia segnata e denti un po' da marcione ma dannatamente, terribilmente sessuale. Barba mezza incolta e abbigliamento sgualcito.

Mi saluta su di giri come al solito ma a sto giro anche lui è preso benissimo, camminiamo per via dei Fori Imperiali e intanto messaggio con Jonathan, amico di vecchia data di entrambi ma più introverso. "Guarda, aah questa èrrRoma!" mi dice esaltato indicandomi le macchine che sfrecciano, la gente che passa parla e ride, gli alberi e il sole, mi mette un braccio attorno alla spalla e cammina strettissimo a me quasi facendomi barcollare. Mi stringe, mi tocca e ride, sa che sono gay e per lui è uno spasso, barcolliamo sempre di più scherzando come due scemi, mi abbraccia mi lecca il collo ridendo poi la guancia, comincia a baciarmi forte sulla faccia divertendosi come un pazzo. Gli faccio resistenza ma fisicamente è quasi impossibile, comincio a urlargli "Piantala Chri guarda che cel'ho barzotto" ma niente da fare, è inarrestabile.

Come due ubriachi entriamo e arriviamo nella stanza dove c'è Jonathan, che ci aspettava seduto a una specie di vecchio scribacchino di legno scuro tipo tavolo da studio da vecchia biblioteca  - bofonchia qualcosa tipo "Oh finalmente ce l'avete fatta" sguardo stralunato e di sufficienza mezza scherzosa. Io non so come, con un pennello da verniciatore in mano, parlo di dove potremmo andare a mangiare e comincio a spolverargli la scrivania tirando via un dito di sporcizia e sabbietta, ma manco un istante e ci si siede sopra Christian a gambe aperte, senza pantaloni, con un paio di slip di cotone grigio chiaro consunti e castigatissimi che fasciano un cazzo che sta esplodendo, con le palle mezze fuori dell'elastico ai lati - qualcosa di assurdo, uno spettacolo da mani nei capelli. Io sgrano gli occhi, sempre mezzo in botta dalla ridarella, e dico a Jonathan "Ecco vedi? Vedi? Quessssto si... " allungo le mani sempre spennellando la scrivania in mezzo alle gambe di Christian avvicinandomi a quel popò di bendiddio, mentre Christian aspettava divertito e con la faccia in estasi -

Jonathan si alza di scatto e sbotta urlando "EDDAI! ENNO'! RAGAZZI, NO!"

 Mi sveglio.

domenica 18 agosto 2013

Eccheccristo.

Sono in spiaggia da tutt'altra parte del Tirreno, cotto che non ho le forze di guardarmi intorno. Trilla Whatsapp.

Tàntùntìn.
Tàntùntìn.

Tàntùntìn. Tàntùntìn.

E come intuìsco dalla garganella, si, è proprio lui... Il maledetto rompicoglioni di un migliore amico logorroico, infoiato e tornato single (con affetto eh!). Pure lui al mare, mi chiedo proprio cosa ci sia.


Tàntùntìn.
Tàntùntìn.

3 foto di un tizio che si contorce sull'asciugamano, sui 35, capelli a spazzola, tronco scolpito alla Men's Health, culo che parla. "Quello carpioni" (miraccomando), aggiunge.


gli dico. In effetti è da barzottello.


Ci scambiamo spesso foto di bei trugni rubacchiate in giro e poi le commentiamo come cagnette in calore, ma questo mi puzza di qualcosa. Lo descrive sbrodolando come un'ossesso e chiude con «me lo sto puntando da un po'».



gli chiedo.




Sorpreso che non m'abbia risposto "ma suvvia, sciocchina!", mi giro dall'altra parte e torno a farmi annientare dalla canicola.

Passano 20 minuti, 19 e qualche secondo per la precisione.

Tàntùntìn.






Si, si sono scambiati il numero.



giovedì 8 agosto 2013

Tornando dalla pausa pranzo,

era dall'altra parte della strada. Vans basse, nere e bianche e logore.

Queste:
Jeans corti fino a poco sopra il ginocchio, appena attillati, sul blu-azzurro molto stinti quasi bianchi.
Blandissima tshirt grigia, nè attillata nè disegnata, casco slacciato in testa alla bell'e meglio, camminata ciondolante.

A volte basta davvero poco per essere Dio.

Pensateci, la prossima volta che prima di uscire passate 45minuti a scegliere la canotta giusta che s'intoni con le striature delle adidas fluorescenti a stivaletto, abbinando quei pantaloni che fasciano perfettamente il culo con l'elastico dei boxer tenuto al giusto millimetro d'altezza. Quelli che poi vi fanno morire, non sono così.

venerdì 12 luglio 2013

Haiku

Voglia di cazzo che sta travalicando ogni limite possibile.

Sono allo sbando, trasudo da ogni maledetto poro. La gente sembra leggermi nel pensiero, quando cammino i tipi che incrocio si scostano e cambiano strada (...). Devo avere delle idrovore al posto degli occhi, roba che quando ti puntano senti il rumore del risucchio prima ancora di incrociarne lo sguardo. E' umiliante.

Ciò nonostante, è paradossale, ma saltano in aria tutti i clichè. In tempo di guerra mi son proprio rotto il cazzo delle trincee, non ne posso più di accontentarmi - delle frocie pompinare, dei casi umani psicotici e sghembi da cui riesco comunque a farmi arrapare, dei Baffometti stagionati ma bentenuti che trovi a battere alle mura.

Voglio fare una pompa, dura, a un maledetto stronzo di quartiere - trugno, malpalestrato e villoso, con la tuta e i calzini bene in vista fuori dalle scarpe da ginnastica, odoroso e cacirro e con le orecchie piene di anelli. E' il mio turno, cazzo.

Non può e non deve succedere a tutti tranne che al povero stronzo che sono.


lunedì 1 luglio 2013

Sexual Tension


Ovvero quando scopri che quello che pensavi essere solo una circostanza allucinante, un turbinìo, in realtà ha un nome ben preciso, è più diffusa di quanto pensi e ci hanno fatto pure un film sopra.

Lui è etero, o tu sei etero, o entrambi. O ancora: si è entrambi fidanzati (con altri/e) e non ci si piace. O ancora bis: semplissimi colleghi o compagni di scuola. O ancora bis bis: si è soltanto amici, magari da molti anni. O ancora bis bis quatris: tutte queste cose insieme.


Eppure, quello sguardo che si sofferma dieci millisecondi più del normale (nessuno può farci caso, ma tu si) magari in palestra. Lo scherzo scemo, la palpatina al culo o al pacco urlando e facendo la macchietta ai froci, slinguazzando nell'aria e tirando a sè la faccia dell'altro a due centimetri dal naso. L'amichevole e virilissimo braccio sulla spalla, l'abbraccio fraterno in mezzo a una risata tra compari - niente di compromettente eh! Ma un trasporto strano ce lo avverti. E, tarlo più grosso nel cervello - non ti dispiace affatto.

Mai capitato?

Di film io ne guardo davvero pochi. E' troppo importante, è uno schiaffo nella faccia, è una frustata all'anima quando uno mi da effettivamente qualcosa, ne vengo risucchiato dentro e fatto girare tipo lavatrice. Sembra un paradosso, ma è per questo che non voglio assolutamente rischiare di subire, invece, due ore o più di qualche merdata terrificante: è un trauma, vengo irrimediabilmente inquinato dentro, peggio ancora se intrappolato in un cinema cogli amici affianco senza potermi alzare e scappare via urlando - sensazione pericolosamente vicina al rapimento.

Rapine, inseguimenti, sesso tra sfingi hollywoodiane fatte con lo stampino, missioni impossibili, sparatorie acrobatiche, cazzate inverosimili, irreali e inutili. Ma per che cosa? Intrattenimento? Inteso come 'trattenere due ore della tua vita', probabilmente.

Ma questo è semplicemente brutale.
(Lo si può guardare qui).

E lasciamo parlare il film. M'è costato svariati schizzi sotto la scrivania, non roviniamolo a parole.

Concludo con un esempio FULMINANTE, preso dalla vita reale, che ho trovato su Youtube. Benedetto candore da personal trainer...! Tocco leggerissimo - appena percettibile - la punta delle dita che sfiorano proprio li. E' spaventoso come trasmetta ogni minimo brivido che prova quel ragazzetto sotto quelle mani, che poi cingono i fianchi, sfiorano nell'incavo, sempre intorno . Fa perfino fatica a concentrarsi, cazzo! Il sorrisone, tra l'imbarazzato e il barzottello che fa a 1:53. Poi l'accompagna deciso prendendogli i polpacci a nudo... su e giù, su e giù. No dai. Vengo.




Comunque, qualcuno nei commenti ha sintetizzato meglio di me.




lunedì 13 maggio 2013

Uomini che vanno a puttane


Ci si può lamentare davvero di tutto qui, ma se c'è qualcosa che non manca sono proprio viali - corsi - lungomari dove neanche le ordinanze antiprostituzione dell'agguerritissimo ex sindaco (donna) han potuto più di tanto. E tutti ben suddivisi: zona nigeriane, zona sudamericane, zona trans, est-europee, vecchiette per camionisti senza pretese, ecc. ecc.

Uno di questi, zona est-europee e nigeriane, son costretto a percorrerlo ogni volta che torno dal centro, tra cui il venerdì/sabato a notte fonda.

Il pittoresco 'lungomare' di cui sopra si estende circa per un km e mezzo, perfettamente rettilineo: lato "mare" ben 1,5 km di muraglione di cemento grezzo con topping di filo spinato, dietro cui svettano cisterne del terminal merci, cinque/sei ciminiere delle raffinerie del terminal petroli e in qualche anfratto pure dei distributori di benzina. "Lato monte", invece, un tripudio di edifici (abitati e non) ad un livello di degrado che neanche certi scorci anni 70, incatenati in un'orgia architettonica dal Liberty di inizio 900 all'edilizia popolare post boom economico, creando un'infinità di slarghi e piccoli anfratti con furgoni scassinati dove dormono e cucinano rom e senzatetto, spazzatura e materassi putridi ammucchiati sui marciapiedi e una lunga fila di newjersey di cemento che separa la via da un controviale laterale, ufficialmente indicato come parcheggio, sancta sanctorum del mordi e fuggi di Babele, Sodoma e Gomorra messe insieme.

Sono posti che mi hanno sempre spaventato, intristito, lasciato un senso di squallore e di vuoto dentro come pochi altri. Luoghi che ho evitato il più possibile, con un enorme e pessimo pregiudizio sulla "clientela". Ho sempre trovato incomprensibile e infinitamente squallido l'uomo che va a puttane, ai giorni nostri. Molto, molto più squallido di un gay che cerca cazzo nel parco.

Quindi ammetto di essermi sentito più volte impreparato, passando di li. Vuoi per le graziose che mi correvano incontro scambiandomi per un potenziale cliente quando gli sfrecciavo accanto terrorizzato, vuoi per l'imbarazzo fortissimo ogni qualvolta mi affiancavo, superandola, qualche macchina che se ne usciva dai controviali per tornare a casa soddisfatta.

E, come da manuale, avevo ben presente le categorie che potevo trovarci:

  • il padre di famiglia, brutto e maiale/frustrato che viene a sfogarsi 
  • il vecchio bavoso con l'utilitaria scassata, venuto a buttar via il quarto/metà della pensione per sentirsi vivo quel giorno al mese
  • il camionista, panzuto e attempato, in sosta fino al mattino che apra il terminal per scaricare
  • il professionista sexually-in-charge, l'uomo d'affari con la berlina grossa, venuto a togliersi fino all'ultimo sfizio che la sua posizione dominante gli fa prudere e il suo tenore di vita gli concede di grattarsi
  • il gruppetto di pivelli freschi di patente (quale migliore statement di virilità se non inaugurare l'agognata indipendenza a 4 ruote portando gli amici al puttantour?)

Beh. A pensarci bene. Ti rendi conto di che miniera d'oro, che stupefacente vaso di Pandora di testosterone è questo? Non ho potuto fare a meno di pensarlo. In ognuno di questi deliranti rientri notturni ho sentito montare dentro di me la curiosità come un'ossessione. Avevo ragione o torto? Di cosa e di chi è fatto quest'altro lato del mondo? Che personaggi, che dinamiche, cosa cazzo succede in sto calderone? Inesorabile, mostruosa tempesta ormonale che spazza questi posti la notte in nubi isolate, livide e impazzite. Vedere un uomo arrapato sopra ogni limite mi fa impazzire, mi arrapa il doppio di quanto lo sia lui anche se so che non è verso di me che smania (sembra banale, ma l'ho realizzato consciamente solo poco tempo fa).

Per cui, ho deciso di dare un'occhiata. 

Prendere a quattro mani coraggio e tutta la discrezione che può avere o fingere un finocchio in motorino arrapato e mezzo sbronzo, casualmente accelerare fino a passare accanto col cuore in gola a qualcuna di queste 'carovane dell'amore' dopo essersi fermate a far scendere la passeggera dov'era salita poc'anzi, oppure i "vorrei ma lasciamo perdere" quelli che indugiano andando pianissimo tenendo la destra come nemmeno a scuola guida han fatto mai, frenando ad ogni lucciola vestita di strass che gli agita davanti le scosciatissime gambe autoabbronzate a pancia scoperta, poi però lasciano perdere e van via. Avvicinarmi morendo dalla voglia di guardare il guidatore e sperando che capisca che non voglio minimamente sputtanarlo (letteralmente) ma che cerco un contatto, anche solo visivo. Un giorno prenderò una saccata di botte, lo so già. Ho il panico che possano prendermi per qualcuno che non si fa i cazzi suoi.

Bene. Così ho capito quanto è tremendamente facile cadere nei clichè. Sono rimasto atterrito, letteralmente senza fiato dalla quantità di b.o.n.i - ma BONI, stramaledetti bastardi fighissimi venti/venticinque/trentenni! Truzzi o sul fighetto casual andante - soli (non in puttantour, e terribilmente seri) con la loro bella macchinetta o addirittura con la station wagon di papà (per non essere riconosciuti?) ma strabuoni, ingellati e vestiti da post-serata in discoteca. Cazzo. Mi è morto il respiro nella gola. Non sapevo che cosa provare, che malloppo gelido mi saliva e scendeva lo stomaco. Stupore assoluto, scandalo, e al contempo una rassicurazione fenomenale. Non erano tutti e soli pochi di buono reietti dell'umanità. Ma perchè?

Ora dico - hai 25/30 anni, un cazzo lungo così, sei buono come un Mojito ghiacciato servito in mezzo al deserto... Anche solo per un moto d'orgoglio, non ti viene il rifiuto di pagare per scopare? Ma come fai a volerlo, ad averne bisogno? Nell'epoca di internet, tralaltro, dove le maiale ormai cominciano ad essere un serio problema di concorrenza perfino per noi gay, che mai abbiamo temuto rivali a riguardo.

Tra questi avventori poi, ovviamente, anche una valanga di quei sessualissimi, irresistibili homo mediocris di ogni età di cui parlavo qualche post fa.

Dopo la fine del "lungomare", dopo un paio di svincoli prima di ricongiungersi alla strada principale riapprodando alla civiltà, un semaforo. Un benedetto, lungo, perennemente vuoto (di notte) semaforo rosso come un baluardo del Karma che raccoglie come un rastrello a fine corsa i turisti dopo la gita all'inferno. L'angolo delle riflessioni. O di ripensamenti dell'ultimo minuto.

Semaforo dove, puntualmente, arrivo ad accostarmi col motorino alla macchina del dannato di turno, musica truzza appena accennata, sigaretta accesa e sguardo provato e guardingo. Butto l'occhio e lo mantengo un secondo in più del dovuto nell'assurda, utopica speranza che abbassi il finestrino e attacchi bottone, magari commentando stancamente qualcuna delle amazzoni lasciate alle nostre spalle.

Una sera, se accadrà, sarò abbastanza ubriaco da sorridere e dirgli: "ma dai su... Come puoi tu pagare qualcuno per farti fare una pompa? Ma se vuoi ci penso io, dai"

Un "ok dai, segumi" dovrà pur esserci.